La Nuova Ferrara

Ferrara

Le sirene delle ambulanze per l’addio al volontario

Le sirene delle ambulanze per l’addio al volontario

A Comacchio duomo gremito per l’addio all’autista soccorritore del 118 È stato tra i primi negli anni Ottanta a prestare servizio in quella che era l’Usl 33

24 giugno 2014
2 MINUTI DI LETTURA





COMACCHIO. In mezzo ai parenti e ai concittadini c’erano anche le divise color arancione dei soccorritori del 118 ieri pomeriggio in duomo, per l’ultimo saluto a Fabio Amadori, l’autista soccorritore deceduto sabato scorso, al culmine di una lunga malattia. In prima fila, ai funerali del sessantaduenne, originario di Solarolo in provincia di Ravenna, ma da tantissimi anni a Comacchio con la famiglia, c’era la moglie Luisa, amorevolmente accompagnata su una carrozzina dal presidente Vasco Stravaganti e da alcuni volontari dell’Acti, associazione di cui la donna è socia. «Vogliamo essere vicini con questa celebrazione eucaristica a voi familiari – ha sottolineato monsignor Paolo Cavallari durante l’omelia -, perché questa è la missione di noi cristiani. Guai a noi se non piangiamo con chi piange». Specificando che per Fabio è cominciato “il secondo tempo” della vita, mons. Cavallari ha ricordato la figura dell’autista soccorritore, tra i primi negli anni ’80 a prestare servizio in quella che era l’Usl 33. «Fabio è stato capace di tanta bontà e molti di noi - ha proseguito – lo hanno conosciuto in ospedale nei momenti del bisogno e lui era sempre pronto. Fabio, nella sofferenza che lo ha colpito nell’ultima parte della sua vita, è stato capace di dimostrare quanto era grande il suo cuore». Tra colleghi autisti ed infermieri soccorritori, in duomo è arrivato anche Giorgio Cantelli, medico soccorritore del 118 che, con commozione, ha ricordato «conoscevo Fabio da 25 anni, ci siamo sempre chiamati fratelli. Siamo stati i pionieri dell’emergenza e l’ultima volta che ci siamo salutati – aggiunge il medico –ero in turno all’ospedale del Delta e lui era ricoverato, ma anche in quella circostanza non ha perso l’occasione per sdrammatizzare sulle nostre vite e questo lo rende un grande». Le sirene delle ambulanze hanno salutato il feretro fuori dal duomo, prima che fosse traslato al cimitero di Valle Isola a Comacchio.

Katia Romagnoli