Arte, orgoglio e potere: ecco Palazzo Thiene
Nell’edificio palladiano accanto alle collezioni del territorio opere traslocate da Prato
VICENZA. Palazzo Thiene è il cuore di Vicenza e l’anima della sua Banca Popolare. Il palazzo cinquecentesco, di proprietà Bpvi dal momento della fondazione, è diventato da qualche anno un museo nel quale sono raccolte le collezioni vicentine, che il presidente Gianni Zonin ha arricchito con cura, trattandosi di un appassionato d’arte e antiquariato, e le opere recuperate nei territori di espansione della banca. È il caso delle quadrerie pratesi, che sono state al centro di una “sollevazione” da parte della cittadinanza di quella città dopo il loro trasloco dal palazzo ex Cassa di Risparmio di Prato, e sono ora visibili a Palazzo Thiene. Spicca, in una nicchia in evidenza al piano nobile, una crocifissione del Bellini, che essendo veneziano si trova meglio collocato qui che a Prato (fanno notare i vicentini). In caso di acquisizione e incorporazione della Cassa di Risparmio di Ferrara, potrebbe finire in questo palazzo anche la quadreria di corso Giovecca, che annovera nomi come Dosso Dossi o Tiziano.
È comunque fortissimo il legame identitario tra la banca, il palazzo e la città: ogni anno Popvicenza organizza in questo museo la mostra del capolavoro ritrovato, cioè un’opera di un importante artista del territorio che rientra a Vicenza dopo essere stata rintracciata e acquistata dalla banca. Si può anche ammirare, gratis ma solo su prenotazione almeno una settimana prima, la più importante collezione di Oselle Veneziane, cioè le monete che il Doge faceva stampare e donava ogni anno ai suoi più fidati alleati. C’è anche una collezione quasi completa di zecchini d’oro, ne manca giusto uno: Zonin lo sta cercando in mezzo mondo.
Il palazzo, progettato da Giulio Romano e completato da Palladio, che ne era lo scalpellino, è stato fino a pochi anni fa la sede della banca. Nella stanza presidenziale, di dimensioni ridotte e arredata sobriamente, i vertici di Popvicenza trattavano gli affari come nell’Ottocento. E la sala dei ricevimenti ha ospitato anche Giorgio Napolitano. Riti e orgogli di banca di provincia, come quelli cui Carife ha dovuto rinunciare.