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Bellezza, mare e cultura spingono l'occupazione: tra aprile e settembre, 370 posti di lavoro in più grazie agli stagionali del turismo

Bellezza, mare e cultura spingono l'occupazione: tra aprile e settembre, 370 posti di lavoro in più grazie agli stagionali del turismo

I dati della Camera di Commercio. Il presidente Govoni: «Ferrara deve saper cogliere il potenziale delle nuove tecnologie per rilanciare il territorio»

25 giugno 2014
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L'occupazione in provincia di Ferrara, tra aprile e settembre, "riparte" dall'"industria" turistica. Alte, infatti, le opportunità per i diversi profili professionali utilizzati - nella gran parte dei casi con contratti stagionali - dalle imprese del settore, assunti in vista della stagione estiva: cuochi, camerieri, addetti all'accoglienza, all'informazione, ai servizi e all'assistenza alla clientela. D'altro canto, come mostrano i programmi di assunzione delle imprese dell'industria e dei servizi, monitorate dall'Osservatorio dell'economia della Camera di commercio sulla base del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, il saldo finalmente positivo tra entrate e uscite di personale, atteso per questi prossimi mesi, si dovrà essenzialmente alla componente stagionale che nella nostra provincia, con le sue 1.300 entrate previste, mette il segno "+" davanti al bilancio occupazionale del settore privato: 370 i posti di lavoro che le imprese creeranno nei prossimi mesi, come risultato, appunto, delle 1.300 entrate programmate e delle 930 uscite preventivate.

«Per consolidare il suo spazio nel mondo - sottolinea Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio - Ferrara deve puntare sui suoi talenti, cogliere il potenziale delle nuove tecnologie per rilanciare il territorio e il suo saper fare, investire sulla bellezza e sulla coesione che ci aiutano a competere, potenziare la ricerca per sostenere la tensione innovativa che è tradizione nelle nostre imprese. E continuare a credere nella cultura, potente fattore d'innovazione (economica e sociale) e vantaggio competitivo con benefici, in virtù della vocazione alla contaminazione e del potente effetto moltiplicatore, che tracimano dai confini del settore e si allargano a tutta l'economia. Lo dimostra, ad esempio, il turista culturale che soggiorna in Italia, più propenso a spendere 52 euro al giorno per l'alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viene per ragioni non culturali. Del totale della spesa dei turisti nel nostro Paese - conclude il numero uno della Camera di commercio, 73 miliardi di euro nel 2013, il 36,5% (26,7 miliardi) è legato proprio alle industrie culturali».

E il processo decisionale del turista che porta alla scelta della provincia di Ferrara quale località di vacanza passa attraverso il web. L'analisi dei canali di comunicazione infatti, che incidono nelle scelte dei turisti, conferma la tendenza in atto che vede una crescente influenza dei grandi circuiti di comunicazione e relazioni, sempre più diretti verso le nuove tecnologie. Se mediamente, evidenzia la Camera di commercio, il 36,4% dei turisti utilizza internet per orientare la propria scelta e decidere di soggiornare nella nostra provincia, tale quota sale a circa il 45% quando si considerano i turisti culturali. Il web, quindi, diventa sempre più una vetrina di promo-commercializzazione del territorio grazie alla quale i vari attori hanno la possibilità di valorizzare le proprie risorse e proporre soluzioni di viaggio più vantaggiose, segmentare la clientela e legare i propri servizi a communities di turisti, e che d'altra parte permette al turista stesso di promuovere i luoghi di visita e di condividere l'esperienza di viaggio che, anche al termine del soggiorno, continua ad essere viva nei suoi ricordi.

La particolare consistenza delle assunzioni destinate ai comparti che beneficiano della stagionalità di questo periodo, conclude la Camera di commercio, si accompagnerà, inevitabilmente, a un abbassamento dei livelli di scolarità mediamente richiesti, con la quota congiunta di laureati e diplomati che scenderà sotto il 50%, superata da quella dell'insieme di qualificati e persone senza formazione specifica (51,6%).