La Nuova Ferrara

Ferrara

un castello per le grandi mostre

Facciamone il nostro Palazzo Reale

di CARLO BASSI*
Facciamone il nostro Palazzo Reale

Uno dei miei sogni che ho già avuto modo di raccontare a proposito del Castello, è stato quello di vederlo “impacchettato” da Christo, l’artista americano che velava, copriva monumenti e paesaggi e...

25 giugno 2014
2 MINUTI DI LETTURA





Uno dei miei sogni che ho già avuto modo di raccontare a proposito del Castello, è stato quello di vederlo “impacchettato” da Christo, l’artista americano che velava, copriva monumenti e paesaggi e nella dimensione dei suoi interventi sapeva far emergere in modo del tutto nuovo la monumentalità propria e intrinseca dell’oggetto architettonico o del paesaggio sul quale interveniva. Averlo potuto fare oggi sarebbe stata una bella partenza. Ma la stagione è passata.

Oggi il problema Castello Estense per le vicende collaterali che lo coinvolgono è nuovamente al centro dell’attenzione per capire come dare ad esso una destinazione e delle funzioni che lo caratterizzi come simbolo vero e significativo della città. Fino ad ora, dopo l’intervento di Gae Aulenti esso è stato nelle condizioni della Reggia di Venaria in Piemonte (salvo qualche gadget in meno), cioè monumento straordinario destinato ad essere museo di se stesso. La funzione che ha svolto è stata a mio parere positiva anche per il filo rosso di storia della Città che legava tutto il percorso di visita e per il contesto culturale nel quale si collocava. Ora si apre una nuova stagione che ha, da una parte l’impegno di una diversa gestione del monumento e dall’altra la necessità di ripensarne le funzioni nel contesto di un nuovo assetto museale ed espositivo della città determinato dal terremoto e dai diversi modi di proporsi della cultura della città stessa.

Non ho sottomano i documenti ma ricordo il progetto Carmassi del “distretto dei musei” previsto nella riorganizzazione degli edifici del Quadrivio dei Diamanti. In esso si ipotizzava la cessione alla galleria di arte antica degli spazi ora occupati dalla galleria d’arte contemporanea e la collocazione degli ambienti di quest’ultima in un altro edificio del Quadrivio stesso.

Se questa cessione avvenisse, come è auspicabile per dare respiro e unità alla Galleria Nazionale, il Castello potrebbe diventare il luogo delle “grandi mostre” come è a Milano Palazzo Reale, che ospita in contemporanea nei suoi tre piani fino a tre grandi mostre con un richiamo di visitatori incredibile. Con una visione del genere iniziare con Boldini e De Pisiis pensate davvero come “grandi mostre” sarebbe un buon inizio.

Penso che in una soluzione così ipotizzata i percorsi separati delle mostre debbano svolgersi in aperto dialogo con il contesto ambientale del Castello: i soffitti, le decorazioni, gli arredi, lo spazio stesso nelle sue dimensioni in modo da creare suggestioni estremamente sollecitanti per fare del Castello il fulcro pulsante della offerta culturale della città.

Se poi nei luoghi dei Camerini si potesse vedere la collezione Riminaldi o parte di essa non sarebbe certo disdicevole come se nell’ area degli attuali uffici della Provincia potessero collocarsi sedi di associazioni culturali.

* architetto