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carife in vendita

"Garanzie ai dipendenti e sostegno all'economia"

Stefano Ciervo inviato
La sede della Banca Popolare di Vicenza
La sede della Banca Popolare di Vicenza

Zonin (Popvicenza): abbiamo le spalle forti, siamo adatti per voi. I piccoli azionisti diventino nostri soci ma non chiedete la luna nel pozzo

25 giugno 2014
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VICENZA. Gianni Zonin riceve nella sede di Popvicenza, un edificio compatto anni ’70 nella prima periferia di Vicenza, ma lo studio e l’intero piano “nobile” sono arredati con parquet, tappeti e quadri alle pareti. Si respira insomma aria di banca di una volta, come quella Cassa di Risparmio di Ferrara che i vicentini si preparano ad acquistare, con la benedizione di Bankitalia e in assenza di proposte alternative. Il banchiere-viticoltore, in meno di un’ora d’intervista sul divano con il parziale affiancamento del direttore generale Samuele Sorato, mette in chiaro con sprazzi di franchezza, massicce dosi di prudenza negoziale e qualche apertura perfino inaspettata, cosa il mondo Carife si può aspettare dall’offerta Bpvi.

L’offerta è pronta ad essere messa sul piatto «già a luglio, il prossimo mese ci saranno quantomeno i contatti con commissari e Fondazione» hanno chiarito Zonin e Sorato. Qualche margine per discutere e trattare, par di capire, ci sarà, malgrado i vicentini siano ben consapevoli della loro posizione di forza e non sembrino turbati dal fallimento dell’operazione Etruria.

La trattativa in fasce «Stiamo ultimando la due diligence (l’analisi dei conti di Carife, ndr), dovrebbe essere davvero questione di ore. Sono momenti delicati, bisogna muoversi con prudenza e conoscenza dei numeri. La collaborazione da parte dei commissari finora è stata ottima. Se ci sono state grosse sorprese dai conti? Davvero non saprei rispondere, bisogna guardarci alla fine».

Perché Carife «Abbiamo puntato sulla Cassa di Risparmio di Ferrara perché presidia territori contigui, fosse in Puglia sarebbe diverso. L’Emilia è un’area nella quale non abbiamo molta presenza e possiamo pensare ad una espansione “razionale”. L’interesse della controparte (intesa come commissari, ndr) c’è, formuleremo un’offerta».

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I punti fermi «Non conta tanto l’euro in più o in meno nell’offerta. Conta la salvaguardia del territorio, la capacità di fornire servizi a imprese e famiglie. Erogare impieghi e mutui, questo è il problema più grosso in questo periodo, e parlo da imprenditore. Noi abbiamo le spalle abbastanza larghe da garantire tutto questo, magari una banca piccola è piena di buona volontà e buone intenzioni, ma manca di “carburante”. Noi, oltre alla buona volontà, abbiamo liquidità e ratios seri, e potremmo davvero essere l’istituto su misura per Carife. La nostra cultura del territorio è molto forte, abbiamo circa 100mila soci, ma nessun fondo d’investimento nel nostro azionariato». E comunque, diranno più volte presidente e direttore, «la nostra è un’offerta amichevole, senza questo presupposto non si va avanti». Anche perché il pacchetto di maggioranza Carife è della Fondazione.

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Il caso Etruria, cesti e pozzi La realtà toscana non è lontana anni luce da quella ferrarese: perché allora Arezzo ha rifiutato l’offerta Bpvi per la “sua” Etruria? Qui Zonin sembra mordersi la lingua, «a Ferrara c’è un interlocutore unico, ed è meglio», con riferimento significativo alla Fondazione azionista di maggioranza. Poi aggiunge una frase che potrebbe fare da “cappello” ideale all’intera intervista: «Data la mia origine, voglio citare a proposito un proverbio contadino: “Chi non si accontenta dell’onesto, perde il manico e anche il cesto”». Non si può tirare troppo la corda, è la sostanza, e questo potrebbe valere a futura memoria per la trattativa ferrarese. Poi il presidente rincarerà la dose, «non si può chiedere la luna nel pozzo, quella non la diamo».

Prezzo coperto Sempre Zonin: «Abbiamo interesse nella gestione dell’azienda e nell’avere una banca sempre efficiente. Questo è fondamentale, dopo quasi otto anni di crisi. Il prezzo sarà quello che risulterà dalla due diligence, questione di ore, lo ripeto». Rafforza il direttore: «Bisogna lasciare il tempo anche ai commissari di svolgere il loro lavoro». Leasing palla al piede «Un problema importante è la società napoletana di leasing di Carife, non c’interessa come tipologia ed è una palla al piede per il gruppo. Ci creerebbe disagio se restasse, ma sappiamo che i commissari stanno cercando di dismetterla».

Parole e musica del presidente Piccoli soci I 28mila piccoli soci di Carife saranno trattati come la Fondazione? «Si tratta di persone che hanno creduto nel mondo bancario, anche se hanno ricevuto delusioni. Se vorranno diventare soci di Bpvi, lo potranno fare: offriremo loro il pacchetto di 100 azioni anche attraverso un finanziamento agevolato all’1%. Il prezzo per le loro azioni? Non lo sappiamo, cosa faremo sarà deciso dopo l’incontro con i commissari. Ricordate, la nostra è una vera e propria public company» è sempre Zonin a parlare.

Il personale e la sede «C’è stata un’ottima reazione da parte dei dipendenti ex Carife degli sportelli acquisiti a Roma e Romagna» annota il presidente. Cifre dell’acquisizione? «Oggi gli sportelli bancari valgono nulla, in sostanza - chiarisce il direttore - sono gli attivi, i costi e gli impieghi, a fare la differenza. Acquisendo quegli sportelli abbiamo sgravato Carife di costi». E qui Zonin fa una promessa e un’apertura, entrambe importanti: «Garantiamo la totale occupazione dei dipendenti Carife, di sede e di filiale, noi del resto non abbiamo lasciato mai a casa nessuno. Quelli della sede dovranno però trasferirsi? Non è detto».

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Vabbè l’autonomia «Toglieremo l’autonomia a Carife? Con Prato abbiamo fatto così, ce l’hanno imposto la spending review e Bankitalia, spingendo per l’integrazione. Abbiamo fatto quel che ci hanno detto di fare, ma non c’è nessuna pregiudiziale da parte nostra o una linea rigida. Il modello Banca Nuova, in Sicilia, è ispirato all’autonomia. Sappiamo bene che la Cassa di Risparmio è uno snodo fondamentale dell’economia del territorio, ma anche un pezzo dell’identità ferrarese, e i soci sono anche clienti della banca. Tutelare il territorio è una nostra caratteristica, siamo anche noi così. Davvero, non vedo difficoltà particolari nella trattativa con Ferrara, potevano essercene se avessimo deciso di tenere una linea rigida sul personale, ma così non è». E Sorato rafforza il concetto, «è inevitabile, noi dovremo valorizzare il senso di appartanenza dei soci».

Contatti Per ora, ammettono i vicentini, contatti ce ne sono stati solo con i commissari. «A luglio faremo gli altri passi».