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L’intervista

Franceschini: i più poveri oggi non sono gli anziani

Franceschini: i più poveri oggi non sono gli anziani

Il ministro: «Non ce l’ho con gli over 65, ricordo che la prima domenica del mese si entrerà gratis nei musei»

26 giugno 2014
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Il ministro della Cultura Dario Franceschini ieri era in città. In mattinata ha avuto un incontro in Municipio con il sindaco Tagliani, terminato il quale ha accettato di rispondere ad alcune domande della “Nuova”.

Ministro, a quattro mesi dall’incarico cosa può dire di questo suo nuovo impegno?

«Sono tanti anni che vedo il Ministero della Cultura, e oggi anche del Turismo, confinato in un ruolo marginale sia dalla politica di destra che di sinistra. La politica non ha mai capito che la Cultura è la carta vincente del nostro Paese per essere competitivi nel secolo della globalizzazione. È quello che capiscono, però, i leader e gli uomini d’impresa stranieri, i quali pensano sia la forza ineguagliabile e inimitabile dell’Italia. Questo tema deve diventare centrale nelle scelte strategiche e anche economiche di tutto il governo».

Il giorno del giuramento ha dichiarato di essere stato chiamato a guidare “il ministero economico più importante”: la Cultura è l’energia italiana, ma con quali risorse?

«Il Decreto Cultura è pieno di novità: in primis c’è la rottura della barriera assurda tra pubblico e privato, per cui oggi disponiamo finalmente di un incentivo fiscale come l’Art bonus che ci mette in testa all’Europa intera. Finalmente un privato o un’impresa che farà una donazione di dieci euro o dieci milioni per il recupero del nostro patrimonio collettivo, avrà un credito d’imposta del 65%. Adesso non ci sono più alibi e mi aspetto, a tutti i livelli, che torni il mecenatismo e che le imprese si facciano avanti».

E per quanto riguarda il turismo?

«Fondamentali sono gli incentivi agli alberghi per la ristrutturazione e la digitalizzazione, oltre alla modernizzazione del sistema museale».

A proposito di musei, cosa risponde agli over 65 che si sono sentiti “fessi” perchè da luglio dovranno pagare l’ingresso?

Il punto è che le differenze anagrafiche non hanno più una corrispondenza, com’era una volta, con le difficoltà di reddito. Una volta in pensione si guadagnava meno che al lavoro, ora le fasce che economicamente stanno peggio sono quelle dei giovani disoccupati, degli esodati, dei precari, dei quarantenni che non hanno ancora un lavoro. In più ci siamo allineati con l’Europa, facendo in modo che i ragazzi possano entrare gratis fino a 18anni e pagare il biglietto ridotto fino a 25, mentre sopra i 25 pagano tutti, ma con una novità assoluta e riportata male dai giornali: la prima domenica del mese è gratis per chiunque. Quindi chi avesse problemi di reddito, a qualsiasi età, quaranta, cinquanta o settant’anni, potrà entrare gratuitamente ogni mese in qualunque museo statale».

Ma c’è sempre chi accusa che fate pagare gli italiani e mai gli stranieri…

«Aggiungo, appunto, che oggi arrivano comitive di stranieri over 65 che non pagano l’ingresso ai musei e non mi pare che abbia molto senso questa gratuità. Non si può differenziare: la normativa europea e le sentenze della Corte di Giustizia impediscono di trattare diversamente le persone in base alla nazionalità di provenienza. Capisco le lamentele, ma non c’è alcuna intenzione punitiva nei confronti degli anziani, ci mancherebbe altro. Anzi, c’è un’ottica di maggiore equità: la grande opportunità di entrare gratis al di là dell’età la prima domenica di ogni mese, oltre all’apertura dei grandi musei sino alle 22 del venerdì».

Quali progetti ha in mente per il primo semestre culturale dell’UE in mano all’Italia?

All’inizio di luglio spedirò una lettera agli altri 26 colleghi con le priorità del semestre, in continuità col precedente. I temi su cui è utile intervenire sono il Diritto d’Autore e la tutela dei patrimoni colpiti da calamità naturali, pianificando un sistema di sostegno reciproco; ho in testa un progetto di scambio di residenze tra giovani artisti nelle città europee, in maniera da creare ulteriori opportunità e mescolamento di energie. Poi, soprattutto, a novembre daremo vita a un grande format europeo sul turismo a Napoli, in modo da integrare cultura e turismo.

Intanto a Ferrara la Provincia abbandona il Castello che fu ferito dal sisma: quale destino gestionale ed espositivo gli aspetta?

Al di là della proprietà formale del Castello e del piano nazionale per il riutilizzo degli immobili appartenuti alle Province, credo si possa preparare un grande progetto che integri i diversi livelli istituzionali per valorizzarlo fino in fondo. Mettendo insieme Stato e Comune per potenziare il simbolo della nostra città.

E a Pompei come va tra furti, crolli, assemblee volanti. Sono cominciati i lavori?

Abbiamo fatto già molto con la nuova sovrintendenza, infatti si sta cercando senza sosta di rispettare i tempi dell’Unione Europea con i cantieri in funzione di continuo. Ribadiosco che chiudere due ore il sito archeologico, di domenica mattina, lasciando mille turisti in fila per un’assemblea sindacale è incettabile. Si danneggia la fatica e l’impegno di tutti coloro che stanno cercando di far uscire Pompei dall’immagine negativa acquisita. Ci sono tanti problemi da risolvere a causa di decenni di ritardo, ma si risolvono proprio lavorando, non con la bacchetta magica».

Matteo Bianchi