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la tragedia di ravenna

Preso il presunto pirata di Gionatan

Preso il presunto pirata di Gionatan

È un uomo 36enne il proprietario dell’auto che ha ucciso il bimbo. Ma resta un rebus: chi c’era alla guida della Mercedes?

25 giugno 2014
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COMACCHIO. È stato rintracciato dopo una caccia all’uomo durata più di trenta ore l’automobilista che domenica sera avrebbe investito e ucciso il piccolo Gionatan davanti agli occhi dei genitori e del fratellino, fuggendo dopo averlo trascinato sull’asfalto per un’ottantina di metri. Lo ricercavano un po’ tutti. La Municipale, la Squadra mobile, i carabinieri del Reparto operativo del nucleo investigativo e gli uomini della Polstrada. E le ricerche erano state estese anche alla compagnia di Comacchio.

Alla fine le forze dell’ordine hanno individuato la vettura pirata, una Mercedes Clk grigia parcheggiata in viale Tasso, a Lido Adriano.

Il proprietario, Krasimir Dimitrov, un cittadino bulgaro di 36 anni, dipendente di una ditta di autotrasporti, era in casa quando nella tarda serata di lunedì gli agenti hanno bussato alla sua porta. Pochi i dubbi degli inquirenti sul fatto che la macchina fosse quella che ha travolto il bambino. La targa corrisponde a quella che, in modo inopportuno, era stata diffusa su Facebook; una segnalazione parziale postata da un agente della polizia municipale che poteva rischiare di mandare a monte le indagini. Cosa che per fortuna non è avvenuta. Oltre alla combinazione alfa-numerica, peraltro molto simile a quella italiana (con due lettere che identificano la provincia seguite da quattro numeri, anziché tre, come nelle targhe italiane, e da altre due lettere) anche altri elementi legano inequivocabilmente quella macchina all’incidente. I segni notati sul paraurti - piccoli graffi, nulla di particolarmente evidente - ritenuti compatibili con l’incidente. E i cerchi in lega, dello stesso tipo di quelli immortalati dalle telecamere della banca in prossimità del punto in cui il bambino è stato travolto. Nessuna traccia invece di sangue ma la vettura sembrava essere stata lavata di recente.

C’era dunque il 36enne - arrestato per la fuga e in stato di fermo con l’accusa di omicidio colposo - alla guida dell’auto?

È quello che gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Isabella Cavallari (peraltro di origine comacchiese), stanno cercando di appurare, anche se il procuratore capo Alessandro Mancini non ha lasciato spazio a tentennamenti sostenendo che «sono stati acquisiti elementi indiziari gravi e convergenti sulle sue responsabilità». Si sta tentando di ricostruire tutti gli spostamenti effettuati dall’uomo; c’è un buco di diverse ore da chiarire su cui si sta lavorando anche attraverso i segnali telefonici. Sentito inizialmente in veste di persona informata sui fatti, il 36enne non avrebbe fatto cenno a passaggi nella zona di Ponte Nuovo. Dove invece la sua auto è stata ripresa pochi istanti prima del dramma. Davanti a lui c’era un’altra macchina che ha schivato il bambino che stava attraversando sulle strisce per raggiungere il padre dall’altra parte della strada. La Mercedes invece l’ha investito. Continuando come se nulla fosse.

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