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Genitori-insegnanti, rapporti delicati

Genitori-insegnanti, rapporti delicati

Quattro addetti ai lavori commentano l’episodio delle minaccie di una mamma verso il corpo docente in difesa della figlia

26 giugno 2014
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Nei giorni scorsi si è aperto il processo a carico della madre di una studentessa che frequentava un istituto della provincia. Al genitore della ragazza viene contestato un reato piuttosto raro: violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, in questo caso il corpo docente. La donna avrebbe infatti minacciato di «bruciare tutta la scuola» nel caso la figlia fosse stata bocciata. Il caso risalente al 2011 ha fatto discutere e non poco sulla gravità di certi episodi. Ma è proprio vero che gli insegnanti spesso, o quantomeno a volte, si trovano a doversi confrontare con situazioni analoghe? Magari non proprio con affermazioni di tale veemenza tipo, però è indubbio che i genitori oggi tendono a giustificare di più la condotta e il rendimento dei figli. «Fortunatamente episodi simili qui non ne sono capitati - afferma Donato Selleri, dirigente scolastico del liceo scientifico “Roiti” di Ferrara - Certo è che il coinvolgimento dei genitori nel mondo scolastico è aumentato rispetto al passato. Da un lato questo è un bene perché il nostro rapporto con le famiglie è molto positivo e collaborativo; dall'altro, a volte, si rischia di difendere in maniera eccessiva e insistente il proprio figlio e ciò non giova al percorso scolastico». Se però l'interesse si trasforma in invadenza non va bene. «L'atteggiamento delle famiglie sicuramente è molto mutato nei confronti degli insegnanti e - conviene Fausto Chiarioni di Flc - Cgil - questa è una realtà oggettiva in tutti i gradi scolastici. A volte le famiglie, se eccessivamente coinvolte, possono creare una forma di interferenza e ciò va a ledere e a peggiorare il rapporto insegnante-studente». Secondo Chiarioni la situazione non è bianca o nera, ci sono delle sfumature: «E' chiaro che l'interesse per l'istruzione del figlio e il coinvolgimento in essa è importante. Ciò però non significa dover difendere a spada tratta, magari anche davanti a casi nettamente evidenti, un voto o una pagella o una bocciatura. È importante avere un atteggiamento costruttivo e impostare una collaborazione con i docenti. La scuola è un osservatorio che permette di cogliere dinamiche e meccanismi importanti nella crescita dei ragazzi». Fabio Muzi, dirigente dell'istituto superiore Aleotti, come il collega Selleri dice di non essersi mai trovato in situazioni drastiche come quelle che rimandano al processo in corso. «Di fronte a bocciature inaspettate o apparentemente inaspettate possono esserci delle reazioni forti ma non in questi termini. Solitamente - spiega Muzi - quando spieghiamo ai genitori il perché di una determinata scelta e motiviamo i vari passaggi che ci hanno portato a prenderla tutto si chiarisce. Reazioni un po' più accese come ho detto possono esserci ma non a quei livelli». Anche Roberta Monti, dirigente del Vergani, si chiama fuori da episodi così borderline e aggiunge, con un pizzico di scaramanzia: «Fino ad ora non è successo nulla di simile ma è meglio non sbilanciarsi, non si può mai sapere…».

Samuele Govoni