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Cassa integrazione in deroga, nel Ferrarese a rischio 1.109 lavoratori

Cassa integrazione in deroga, nel Ferrarese a rischio 1.109 lavoratori

L'allarme di Legacoop Emilia Romagna. Al Governo: "Deve essere confermata o c'è gente che perderà tutto"

27 giugno 2014
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FERRARA. L'incertezza sulla cassa integrazione in deroga mette in allarme Legacoop Emilia-Romagna e in particolare il Ferrarese che, con 1.109 casi, conta il maggior numero di lavoratori in deroga della regione. A sollevare il problema è il numero uno regionale dell'organizzazione, Giovanni Monti: «Lunedì scade la cassa in deroga e a tutt'oggi non si hanno notizie sul rinnovo. Oltretutto, sui lavoratori pende la spada di Damocle di una riforma che ridurrebbe a soli otto mesi la cassa in deroga pagata ogni anno, con la riduzione di un terzo di retribuzioni già basse. Questo non aiuterebbe i processi di ristrutturazione e di rilancio delle imprese che vanno realizzati in un contesto di tenuta e non di tensione sociale».

Per cui, è l'appello di Monti,  «chiediamo al governo di confermare la cassa in deroga, siamo abituati al fatto che il rinnovo arrivi all'ultimo minuto, ma serve rispetto per persone che rischiano di perdere tutto, anche quel poco che viene loro garantito dagli ammortizzatori sociali, e che si trovano a vivere una condizione di grande incertezza».

Secondo il rapporto sull'occupazione nelle cooperative dell'Emilia-Romagna aderenti a Legacoop, il ricorso agli ammortizzatori sociali a fine maggio 2014 coinvolgeva 8.022 lavoratori, in crescita sui 7.329 rilevati a dicembre 2013. Tra questi, quelli in deroga sono 1.598, la gran parte dei quali concentrata appunto nella provincia di Ferrara (1.109).

«Aumenta il numero di lavoratori in cig ordinaria e straordinaria- sottolinea Patrizia Pirazzoli di Legacoop Emilia-Romagna che ha curato il rapporto - diminuisce il numero di quelli in deroga che resta, comunque, molto significativo».  E dietro l'angolo c'è la fine degli ammortizzatori sociali utilizzati da molte imprese in difficoltà con parallelo incremento del ricorso ai contratti di solidarietà.