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Addio circoscrizioni con l’ultima beffa: paga chi ci lavorava

Addio circoscrizioni con l’ultima beffa: paga chi ci lavorava

Gli ex presidenti restituiscono al Comune migliaia di euro Sono le indennità post-riforma Calderoli. Facchini amaro

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Con l’apertura della nuova consiliatura comunale sono spariti tutti gli organi del decentramento, e l’evento ha avuto una coda davvero mesta per gli ultimi alfieri delle circoscrizioni. Oltre a non poter più svolgere il loro ruolo di raccordo operativo con i cittadini, infatti, i quattro ex presidenti dal marzo scorso si ritrovano a dover... pagare l’amministrazione comunale per il lavoro svolto durante i mesi del passaggio al sistema senza indennità. «È proprio una beffa, anche perché abbiamo accettato di ricoprire l’incarico gratuitamente per due anni e non so quanti dei 27 Comuni italiani che hanno dovuto sopprimere le circoscrizioni, si sono comportati come Ferrara» è l’amaro commento di Fausto Facchini, ex reggente della zona sud, che si trova in posizione particolare. Lui, Paola Boldrini (4) e Girolamo Calò (1), infatti, tutti eletti il 25 maggio con il Pd, furono tra i promotori della “ribellione” dei presidenti di circoscrizione al decreto Calderoli che, nel 2011, abolì lo stipendio per i vertici delle circoscrizioni, come antipasto della loro chiusura. I tre (Pietro Turri, circoscrizione 4, restò fuori dalla mischia) se la presero politicamente con il governo, ma poi chiamarono in causa il Comune, carte da bollo alla mano: firmarono infatti un ricorso al Tar contro la delibera che cancellava la loro indennità, e anche contro gli atti che imponevano al restituzione degli stipendi incassati nel periodo tra fine 2011 e i primi mesi del 2012. Quattro mesi in tutto, a 1.900 euro lordi al mese (1.400 netti, meno per chi aveva scelto il part time): non una grande cifra, ma per i ricorrenti contava il principio.

Non furono gli unici, i tre ferraresi, a fare appello ai Tribunali amministrativi, ma quando cominciarono ad arrivare i primi verdetti fu una doccia fredda: a Bergamo e Brescia il Tar dava ragione ai Comuni, niente indennità. «Abbiamo allora fatto una valutazione tra noi, anche perché il contenzioso poteva essere d’impedimento per eventuali candidature, e abbiamo deciso di ritirare il ricordo» ricorda Facchini. La procedura si è perfezionata nei giorni scorsi, con il saldo delle spese legali di parte comunali. Resta però la coda degli stipendi arretrati, ai quali il Comune non ha rinunciato. I quattro ex presidenti hanno quindi dovuto firmare un accordo con il quale s’impegnano alla restituzione dei soldi in 70 rate mensili, e il “tassametroè già partito. Per Facchini siamo a 7.600 euro in totale, poiché si calcola il lordo, «la beffa è doppia perché quei soldi li versavo al partito, il Pdci allora: insomma, pago per aver lavorato in favore dei cittadini, senza contare che poi sono andato avanti comunque senza indennità».

Il decreto Calderoli abolì anche i gettoni dei consiglieri circoscrizionali, e in effetti le presenze nei consigli circoscrizionali si ridusse di molto nell’ultimo biennio di legislatura. Per chi è rimasto a presidiare fino all’ultimo l’unico risarcimento è stato l’elezione in consiglio comunale per Facchini e Turri, che porta gettoni e, nel caso di Calò, presidente del Consiglio, anche uno stipendio. Boldrini, pure eletta, si è dimessa in attesa di un incarico nelle ex municipalizzate.

Stefano Ciervo

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