La Nuova Ferrara

Ferrara

Gay pride, corteo ferrarese

Gay pride
Gay pride

Manifestazione di giovani omossessuali per le strade della città

26 giugno 2014
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Ferrara ha assistito al primo Gay Pride della sua storia. Cinquanta-sessanta persone hanno infatti partecipato al corteo che partendo dalla scalinata di piazzale Medaglie d’Oro le ha portate fino alla Stazione ferroviaria, da cui sono partite alla volta di Venezia, aggregandosi così al Pride nazionale.

La maggioranza dei partecipanti all’iniziativa ferrarese era davvero giovanissima: molti erano i manifestanti (e soprattutto le manifestanti) probabilmente al di sotto della maggiore età, o comunque ancora in età scolare. Non mancavano (ma non erano tanti) partecipanti di età più matura e qualche volto noto dell’associazionismo gay e lesbico ferrarese.

Avvistato pure un papà con bimbo in bicicletta. Ad aprire il corteo due striscioni: su uno si leggeva “God save the queer in Fe”, il nome dell’associazione organizzatrice, sull’altro “L’amore non si cura”, slogan già esposto in corso Martiri durante un’iniziativa alcuni mesi fa. Tra una corsa e l’altra, inframmezzato dal suono dei fischietti, risuonava lo slogan “Ma quale perbenismo, ma quali genitori/ ci sono mille modi di vivere gli amori”.

«La partecipazione al Pride di Venezia sarà anche un modo per farci conoscere e per conoscere le altre associazioni» spiegava ieri mattina Sara durante il corteo, ribadendo che «la nostra è una lotta per i diritti di tutti, non per quelli di alcune specifiche persone». Qualche ora dopo, a poche decine di metri dal Largo Castello attraversato dal Pride ferrarese, si sarebbe svolta l’iniziativa delle Sentinelle in Piedi, «per la famiglia naturale fondata sull’unione di un uomo e di una donna – recita il loro volantino –, contro il disegno di legge Scalfarotto che mette in pericolo la libertà di espressione, contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso e l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali».

«Parlano di libertà – commentava Sara –, ma non c’è libertà nel tentativo di mantenere un comportamento omofobico, che è una violenza: la libertà d’espressione è quella che stiamo mettendo in campo noi in questo momento».

Gabriele Rasconi