La Nuova Ferrara

Ferrara

I detenuti chiedono consigli per scrivere lettere d’amore

I detenuti chiedono consigli per scrivere lettere d’amore

Un gruppo di 28 carcerati dell’Arginone a scuola di metrica In cattedra sono saliti i giovani del gruppo del Tasso

30 giugno 2014
4 MINUTI DI LETTURA





Il primo impatto quando si entra in un carcere sono le sbarre da superare: quante sbarre da lasciarsi alle spalle per arrivare al cuore del colosso di cemento. Ma da qui i cuori dei detenuti, almeno quelli, riusciranno a prendersi una pausa? I sentimenti di chi le grate nemmeno le nota più riusciranno a evadere di tanto in tanto?

«Di certo i libri aiutano a pensare ad altro e altrove» - ha risposto Licia Vignotto, la giovane bibliotecaria che da quattro anni si occupa di ordinare gli scaffali in via Arginone. Il servizio interno è nata grazie a una convenzione stipulata tra la Casa Circondariale, le Biblioteche Comunali e l'Associazione “Amici della Biblioteca Ariostea”, che ha messo a disposizione le sue risorse. Tuttavia l'idea di chiamare i ragazzi del Gruppo del Tasso a raccontare agli interessati delle nostre pene d'amore riportate su un mucchio di fogli sparsi, è stata sua.

Si tratta di un vero e proprio pubblico di interessati, che «sono soliti chiedere raccolte di poesie d'amore per apprendere immagini - ha spiegato Licia - quindi versi non per indagare il mondo, ma per imparare l'approccio con le donne care», con la persona che si aspetta per mesi e, magari, per essere più gentili col suo corpo, passando per gli occhi. «Infatti sono molto apprezzati Prévert, García Lorca e Neruda, o qualche vivente sconosciuto che si dimostra immediato»; Licia è attenta ed evidenzia la ricerca di una poesia concreta, decisa, che lasci il segno a destinazione. Una poesia nata dalla necessità di comunicare fuori da sé. Per di più, la letterata ha addirittura messo da parte negli anni i volumi sui quali i condannati hanno abbandonato le loro tracce: le “brutte” di lettere da spedire all'esterno, forse per la mancanza di carta, e datate sino agli anni '70. E lei se n'è presa cura, nella maniera in cui si dà peso e spessore alle dimostrazioni di affetto. Ma non è finita, siccome da un libro all'altro chi lo aveva tra le mani segnava in seconda di copertina alcune righe di commento, un'opinione furtiva per la mano a seguire. Delle riflessioni personali sopravissute lì dentro.

«C'è chi non legge per niente e chi moltissimo - ha proseguito - chi si è prenotato tutto Pennac, che non è poco, o gli immancabili Faletti e Follett del momento. Stephen King continua a piacere, forse per passa parola, e i classici vanno sempre. Ovviamente appaiono richieste impensabili, così quella pressante di testi di fisica quantistica, preferita da un ventenne russo».

Sebbene il sistema interbibliotecario con le altre sedi comunali e provinciali permetta una scelta maggiore da un paio d'anni, la fisica quantistica rimane ardua da reperire pure per Licia. «Si dà la caccia alle filosofie orientali e al Buddismo pronto all'uso», che fanno da supporto psicologico forse più delle persone, e specialmente agli innumerevoli incarcerati per spaccio o detenzione illegale di stupefacenti.

«Un detenuto è stato preparato appositamente per sistemare gli scaffali e l'inventario - ha aggiunto - per consegnare i libri "a domicilio", di cella in cella, dopo aver ricevuto le preferenze attraverso un catalogo cartaceo, fruibile in ciascuna sezione della struttura».

Ricorda il protagonista de Le ali delle libertà, che inforcati gli occhialini tondi con un carrello di legno prendeva le prenotazioni e intanto studiava per il diploma. I detenuti, difatti, si possono recare in biblioteca in autonomia un giorno alla settimana, soltanto alla presenza di Licia stessa.

Sono molto gentili e disponibili con lei… ma l'ambiente è plumbeo per conformazione e statuto. Ha sfumature angoscianti. Tra loro c'è partecipazione e affiatamento, a certi estremi, ad altri ci si mena per una parola detta di traverso. Ma sempre di parole volanti si stratta, quelle che rimangono si sfogliano in silenzio. L'assurdità è insita nei muri per costituzione: si consiste di rapporti “binari”, bisogna vivere di bianco o nero, di buoni o cattivi, ma non alla Vasco Rossi. I carcerati, poi, sono chiacchieroni, raccontano dei loro amori, anche quando si scordano di andare a trovarli. In fondo, però, riecheggiano le brutte storie, di gelosia o passione incontrollata, finite male in rosso sangue. Qui, si sa, l'assurdità, se davvero di assurdità si tratta, è che la verità non si può scrivere, ma si può leggere ogni volta che si vuole.

Matteo Bianchi