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ALDROVANDI

«Torno ad essere una mamma privata»

Daniele Predieri
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Patrizia Moretti chiude il profilo Facebook: le sentenze sono definitive, tutto è già stato detto, chi vuole capire ha capito

06 luglio 2014
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FERRARA. Tutto era cominciato su Internet, con un blog su Kataweb, «Federico Aldrovandi», in cui Patrizia Moretti la sera del 2 gennaio 2006 iniziò a raccontare, della morte del figlio, del dolore del silenzio: il racconto è durato anni, tra battaglie battaglia per sapere, denunciare e anche gioire, fino a ieri, quando Patrizia Moretti ha preso la decisione di dire basta e ha chiuso anche il suo profilo su Facebook.

Lo ha fatto spiegandolo con poche parole: «Ho chiuso l'account perchè tutto è già stato detto. Le sentenze sono definitive. Chi vuol capire ha capito. Agli altri addio. Io torno ad essere una mamma privata». E ha poi aggiunto: «Federico adesso ha moltissime voci che ringrazio una per una. L'Associazione Federico Aldrovandi prosegue sulla strada di mio figlio e su questa stessa pagina Facebook. Ciao» ha concluso e poi staccato tutto: telefoni e contatti con tutti.

Impossibile raggiungerla (e anche giusto) per capire di più, per dare più informazioni sulla sua scelta. Scelta che arriva dopo l’ennesima bagarre, dopo le altre offese, anche le minacce che l’hanno raggiunta sui social network che dal gennaio 2006 ha imparato a gestire.

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Scelta che arriva dopo l’ennesima denuncia per aver detto ciò che pensava, aver espresso la propria opinione sull’ultimo strascico della vicenda giudiziaria sulla morte del figlio Federico: e poi la querela per diffamazione che Franco Maccari, segretario del sindaco Coisp, ha annunciato strombazzandola all’Ansa.

Alla base un’altra contesa verbale innescata dalla notizia che la Corte dei Conti aveva sequestrato beni e stipendio ai 4 agenti condannati per la morte del figlio. I sindacati avevano replicato, puntando il dito contro la famiglia Aldrovandi, non contro i giudici che hanno emesso sentenze e dato ragione a quella madre che armata di tastiera e computer da quel gennaio di quasi 9 anni fa aveva vinto la sua battglia per avere verità.

Patrizia Moretti non vuole spiegare di più: «Ha staccato tutto - dice Lino Aldrovandi - siamo tutti stanchi, ora vogliamo dire basta, staccare. Anche io ci sto pensando perchè siamo diventati il capro espiatorio di tutto». «Dicono che vogliamo vendetta? Noi, non ce l’abbiamo con nessuno, e io chiedo ai sindacati, perchè non se la prendono con i giudici che hanno emesso le sentenze, anche l’ultima della Corte dei Conti? E’ tutto una continua tortura psicologica, è il momento di chiudere e dire basta».

Non ora, però, perchè spiega il loro legale, Fabio Anselmo: «E’ in corso una operazione di revisionismo da parte di coloro non vogliono assoggettarsi alle sentenze. Il caso Aldrovandi dà fastidio perchè è diventato un simbolo».