Vince “Il paese del male” dei prigionieri della Siria
Cronaca delle tre votazione che hanno dato il successo al libro di Quirico e Piccinin da Prata Battista finisce a quota zero ma la prende con ironia, ecco come si è giunti al verdetto finale
Mancano cinque minuti a mezzogiorno quando a Palazzo Roverella partono i primi timidi applausi che in pochi secondi si trasformano in un tributo scrosciante. La rimonta di Marcenaro rimane esclusivamente sulla carta, dove invece le crocette a fianco dei nomi di Quirico e Piccinin da Prata hanno appena superato la soglia prestabilita alla terza votazione, ossia la metà dei votanti più uno. È in quel momento che si capisce che a vincere l’Aquila d’oro 2014 è “Il paese del male”, il libro che racconta la Siria della guerra civile molto da vicino. I favoriti della vigilia hanno confermato le attese. Eppure a inizio mattinata tra la giuria tecnica (assenti i direttori di RaiNews24 Monica Maggioni e della Stampa Mario Calabresi) i nomi che vanno per la maggiore sono altri. «Ricordo l’importanza dell’inchiesta giornalistica – premette il presidente, il direttore del Sole24Ore Roberto Napoletano – e scelgo “La lunga notte dell’euro” di Barbera e Feltri, che ci spiegano cosa sta accadendo davvero in Europa: c’è troppo semplicismo e troppa politica nella maggior parte dei commenti». Gianni Riotta spende l’indicazione per Pierluigi Battista, Folco Quilici si associa tuttavia introduce per la prima volta l’opzione “Wunderkammer” di Marcenaro, doppiato da Giovanni Morandi. «Per la prima volta al Premio Estense – pronostica Alberto Faustini – non c’è un vincitore annunciato. Io dico Quirico e Piccinin, che ci fanno entrare direttamente nel male, ma ottimi anche Feltri e Barbera». Stefano Scansani racconta di aver dato l’ultima occhiata ai libri sul comodino la notte precedente. «La mia scelta – spiega poi il direttore della Nuova Ferrara – cade su Marcenaro: il suo è un libro nobile, aristocratico, di buona scrittura, una visione della cultura in forma d’inchiesta».
Arriva l’ora della prima votazione, senza che nessun giurato popolare abbia preso la parola. Risultato: Quirico-Piccinin 23 preferenze, Marcenaro 11, Barbera-Feltri 5, Battista 4. Il quorum dei due terzi dei voti è lontano, ma la componente “non tecnica” dell’elettorato ha già indicato la tendenza. «Il giudizio dei lettori ferraresi è di grande importanza», aveva vaticinato a inizio lavori Napoletano. Ora i giurati popolari prendono la parola e l’impressione che ne si ricava ormai è quella: sarà un testa a testa tra “Il paese del male” e “Wunderkammer”. Seconda votazione e stesso quorum: Marcenaro guadagna due punticini mentre i “siriani” sono stabili, i due volumi editi dalla Rizzoli continuano ad arrancare. Barbera (sangue siciliano ma è nato a Ferrara) e Feltri non paiono curarsene nella sala a fianco, dove seguono i lavori da uno schermo tv: i tablet compulsano le ultime notizie di economia e i siti web stranieri. L’unico tra i finalisti assente? Domenico Quirico, e qualcuno azzarda che la contumacia porta fortuna.
Dopo la pausa e il buffet, tutti di nuovo con la scheda in mano. Non prima di aver ascoltato che Riotta e Napoletano ora “pendono” verso il libro dei due ex ostaggi dei ribelli anti-Assad. È il segnale che i giochi sono fatti. Ora basta la maggioranza semplice dei votanti. Il duo Quirico-Piccinin arriva a 24 preferenze e siamo a posto, Marcenaro rosicchia un altro punto ma è insufficiente, Battista finisce a quota zero («vincerò il premio simpatia», sorride l’editorialista del Corriere imboccando l’uscita). Strano: è la “Wunderkammer”, la “stanza delle meraviglie” del Roverella, a incoronare Piccinin. «L’esperienza in Siria – racconta – è stata terribile, catturati e incarcerati da coloro che credevamo amici. Sono stato in tanti altri posti nel mondo, ma mai ho visto una guerra crudele come quella».
Fabio Terminali