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«Il crac Coopcostruttori un dolore che non finisce»

Un gruppo di ex dipendenti chiede di incassare le provvigioni previste Ma finora non hanno avuto niente. Dure critiche alla politica e anche al sindacato

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ARGENTA. A oltre 10 anni dal crac della Coopcostruttori di Argenta, le ferite sono tutt’altro che lenite. Soprattutto quelle inferte al portafoglio dei truffati. Di mesi ne sono passati quasi venti da quando, nel febbraio 2013, il tribunale di Ferrara condannò in primo grado Giovanni Donigaglia. Ma i risarcimenti ai soci lavoratori dell’ex colosso cooperativo attivo nel settore dell’edilizia devono ancora arrivare. «Il giudice aveva disposto che ci dovessero spettare 2mila euro a testa come provvigione, però fino a questo momento non abbiamo visto nulla; mentre ex dirigenti, commissari e avvocati, cui sono toccate cifre ben più alte, sono stati già liquidati: non è giusto, si tratta dell’ennesima beffa di questa brutta storia», dicono Augusto Zucchini, Paolo Scanavacca, Valentino Magli, Daniele Colombari e Mario Marchesano, che parlano anche a nome di Vincenzo Zappaterra e Silvano Rizzati. Tutti ex dipendenti Coopcostruttori, operai impiegati all’interno del petrolchimico di Ferrara. I tempi sono quelli lunghissimi della giustizia italiana. In febbraio inizierà il processo d’appello a Bologna, mentre a Milano è in corso quello civile. «Noi siamo dentro – spiega Zucchini -, ma non possiamo andare là tutte le volte. E lo dico io, che ho seguito il processo di Ferrara praticamente in tutte le udienze, anche testimoniando contro i vertici, fino alla sentenza. Ecco, noi vorremmo che venisse rispettata e eseguita quella di primo grado». Anche perché la vita di tutti i giorni non aspetta, «e se 3 di noi sono già in pensione, 2 invece sono tuttora in mobilità». Gli ex operai hanno fatto in passato sacrifici per l’azienda guidata da Donigaglia: «Mediamente abbiamo versato 15/16mila euro a testa nel capitale sociale, più da un certo punto in poi ci chiesero di sottoscrivere le Apc, le azioni di partecipazione cooperativa, per una quota mensile che andava dal 10 al 20%: e se non lo facevi, ti saresti potuto trovare trasferito in Sicilia da un giorno all’altro. I capi facevano quel che volevano». Inoltre sono da mettere nel conto le spese legali per arrivare fin qui, circa mille euro a testa. «Una cifra notevole per noi – raccontano gli ex soci lavoratori – e per cosa poi, per “godere” di duemila euro di risarcimento? Quindi diciamo che, o il giudice ha sbagliato i conti, oppure c’è la volontà di mettere sotto silenzio il tutto, cercando di far dimenticare il dramma che è stato. Magari ci prendono per matti: un’ottantina di operai che hanno lottato per far valere i loro diritti, e alcuni tra noi nel frattempo ci sono morti». Tutto prosegue senza che istituzioni e società civile sussultino più di tanto: «Ma la politica e il sindacato cosa fanno? – chiedono gli ex soci lavoratori – E pensare che noi avevamo scioperato, anche contro la Legacoop».

Fabio Terminali

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