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il lutto

Mizzana resta orfana Addio al prete di tutti

di Alessandra Mura
Don Francesco Forini nerlla missione di Kamituga
Don Francesco Forini nerlla missione di Kamituga

La frazione piange il suo parroco don Francesco: «Non aveva steccati». La sorella di don Dioli: «Malati e bisognosi sentiranno la sua mancanza»

30 settembre 2014
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Era il prete senza steccati, per lui tutti erano suoi fratelli, anche chi in chiesa non metteva mai piede. Con Papa Francesco non aveva in comune solo il nome; non era raro vederlo presenziare ai matrimoni civili perché, parole sue, «sposarsi è comunque un gesto di grande responsabilità». Nè rinunciava ad assistere, “in borghese”, ai funerali laici, e anche chi il parroco non lo voleva alla fine si scopriva grato e consolato.

Don Francesco Forini, morto a 67 anni domenica sera sull’Acciaioli travolto in bici da una moto, ha lasciato orfana l’intera comunità di Mizzana, la stessa che aveva preso in carico dal 1997 subito dopo il suo rientro da Kamituga in Zaire, oggi Congo.

«Aveva vissuto due mesi nella foresta, per stare accanto alla sua gente», ricorda commossa la signora Giorgina Dioli, sorella di don Alberto, il missionario a cui don Francesco era subentrato dopo la morte avvenuta nel 1989. «Lo avevo conosciuto l’anno prima - prosegue Giorgina - Era rientrato in Italia per assistere mio fratello già molto malato, e intanto si preparava a tornare in Zaire ripassando lo swahili. Era diventato uno di famiglia, era molto amico anche di mia figlia e mio genero, per me era un altro fratello. È rimasto in Africa dieci anni, e quando al suo ritorno è stato assegnato alla parrocchia di Mizzana siamo stati felicissimi».

La famiglia di Giorgina è arrivata a Mizzana nel 1955, quando era ancora netta la distinzione in cinque quartieri. La sua casa si trova nel cuore del “Vaticano”, e il pavimento della sua camera da letto poggia sull’abside dell’antica chiesa alto-medievale. Don Francesco si spostava dal “Vaticano” al “Ghetto”, dalla “Clumbara” ai “Due Pizzi” e alla “Bissara” in sella alla sua bicicletta, quasi un ferrovecchio, dicono in paese, che lui aveva provveduto a rendere più visibile dipingendo di bianco il copriruota posteriore. «Quante volte lo abbiamo sgridato, dicendogli che doveva essere prudente». Proprio la bici lo ha tradito, mentre era impegnato in uno dei percorsi culturali e di fede che amava organizzare.

«Era di un’intelligenza e di una cultura straordinarie. La scuola biblica che ha diretto è stata ossigeno, per la parrocchia, e se per 14 anni ha continuato a essere seguita con tanto entusiasmo e partecipazione, non è stato certo un caso. Don Francesco aveva un modo speciale di insegnare, ed era sempre disponibile a imparare. Chi sentirà di più la sua mancanza saranno i bisognosi e gli ammalati, per loro c’era sempre, sue grandi doti erano l’accoglienza e l’attenzione», conclude Giorgina.

«Quando mio marito era bloccato a letto - conferma Gilberta Trevisani - don Francesco è rimasto con lui per un intero pomeriggio». «Per lui erano tutti uguali, non faceva distinzioni, era sempre disponibile per i suoi parrocchiani, ci mancherà moltissimo, siamo rimasti tutti colpiti e addolorati», aggiunge Maurizia Dalloli. «Non giudicava nessuno, era una persona di grande umanità», interviene Barbara,

Ieri mattina regnava un silenzio sconsolato in parrocchia, nessuna risposta neanche dalla sede del mercatino di Kamituga, proprio a fianco della chiesa color arancione di Santa Maria Annunziata, ribattezzata dallo stesso don Francesco “Santa Maria dei Lavori in Corso”. Al suo arrivo, 14 anni fa, don Forini aveva dovuto faticare non poco per rimetterla in sesto, unendo alle spiccate qualità spirituali un provvidenziale talento amministrativo che gli aveva permesso di raccogliere i fondi necessari per gli interventi. Senza quelle opere, riconoscono i suoi parrocchiani, la chiesa non avrebbe resistito al terremoto del 2012.