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acquisti con furto di identità

La truffa c’è ma non il truffatore: assoluzione

di Alessandra Mura
La truffa c’è ma non il truffatore: assoluzione

La truffa è certa, il truffatore un po’ meno. Quanto basta per evitare la condanna in tribunale. Un bresciano di 40 anni è stato assolto ieri dall’accusa di aver rubato le identità dei clienti più...

22 ottobre 2014
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La truffa è certa, il truffatore un po’ meno. Quanto basta per evitare la condanna in tribunale.

Un bresciano di 40 anni è stato assolto ieri dall’accusa di aver rubato le identità dei clienti più affidabili della finanziaria Santander per acquistare merce a sbafo, anche a Ferrara.

Oltre che di truffa, doveva rispondere di falso e sostituzione di persona, imputazioni che ieri sono cadute sotto i colpi delle obiezioni difensive dell’avvocato Luca Morassutto. Tutto era cominciato nel luglio del 2008, quando un signore di Ravenna, cliente della Santander, aveva ricevuto una comunicazione della Finanziaria che si congratulava per l’acquisto appena compiuto. Peccato che in quel periodo lui non avesse comprato niente, tantomeno una macchina fotografica da 2400 euro acquistata in un negozio di Ferrara.

Il cliente aveva sporto subito querela contro ignoti, la Santander invece si era decisa a denunciare solo nel novembre successivo.

Le indagini dei carabinieri, partite dalla fotografia applicata sui documenti contraffatti, avevano permesso di risalire al bresciano, e scoprire altresì che a carico dell’uomo c’erano diversi procedimenti giudiziari in atto per casi-fotocopia sparsi in tutta Italia: decine e decine di acquisti ai danni della Santander per un importo di 180mila euro.

Il caso ferrarese è stato il primo ad approdare a processo, ma se il dibattimento ha fatto emergere l’”ossatura” della truffa, non ha permesso di incastrare il truffatore. Quello che è emerso, è che i dati dei clienti più affidabili e “paganti” della Santander erano stati sottratti dal data base della Finanziaria: nomi, codici fiscali, buste paga, carte d’identità, patenti. Materiale utilizzato per confezionare documenti falsi e con quelli realizzare acquisti per piccoli importi, abbastanza modesti da non sollecitare immediati controlli da parte della Santander che, considerata la “fedeltà” dei clienti scelti, procedeva fiduciosa con i pagamenti.

Tutto chiaro? Neanche per sogno, ha obiettato l’avvocato Morassutto, la cui difesa ha puntato su due considerazioni. Primo: la tardività con cui la Santander si è decisa a sporgere denuncia. Secondo: le indagini, che non hanno accertato in che modo i dati erano stati sottratti dal data base della Santander, visto che non era stato verificato se i computer fossero stati piratati.

Da qui l’impossibilità di attribuire all’imputato il reato materiale di sottrazione dei dati. Nemmeno la foto sui documenti falsi è bastata a incastrarlo, anche perché la testimonianza del negoziante ferrarese è risultata confusa al punto da indicare come l’autore dell’acquisto un’altra persona. Al giudice Testoni non è rimasto che pronunciare sentenza di assoluzione. L’accusa aveva chiesto 2 anni.