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l'intervista

«Un autunno caldo per ritrovare la scuola che vorrei»

di Alessandra Mura
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Hania Cattan (Cgil): quanti pericoli nelle proposte di Renzi. Informatica, integrazione, tempo pieno: siamo in ritardo

22 ottobre 2014
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L’inizio del suo mandato coincide con quello che si annuncia essere un “autunno caldo” della scuola. Anzi, della Buona Scuola.

Hania Cattani, neoeletta segretaria generale della Flc Cgil di Ferrara, ieri mattina era impegnata in un’assemblea inserita in un ciclo di incontri con quelli che lei ama definire i «lavoratori della conoscenza». Obiettivo: confrontarsi con gli addetti del settore (nel Ferrarese 3093 docenti di fatto, 601 di sostegno e 1058 Ata) in vista dello sciopero generale della Cgil del 25 ottobre e della manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego - insieme a Cisl e Uil - prevista a Roma per l’8 novembre. Sul piatto, il mancato rinnovo del contratto: bloccato da 7 anni per la parte collettiva e da 5 per quella economica. «Ma il danno - sottolinea - non si limita all’aspetto salariale».

Il ministro Giannini ha promesso di immettere in ruolo i precari.

Senza dubbio un fatto positivo, che chiedevamo da tempo. Il precariato è diventato una condizione cronica per molti docenti (circa il 15% del totale delle cattedre, ndr), e paradossalmente il ricorso costante a contratti a tempo determinato dimostra che nella scuola i posti ci sono.

A mancare sono le risorse.

Veniamo da una lunga stagione di tagli, da Berlusconi a Monti. Tagli non solo economici, ma di personale, che hanno generato difficoltà e ritardi nella scuola italiana, tradito l’autonomia scolastica, ridotto il tempo pieno, frenato i programmi di integrazione e la formazione dei docenti. Tutte questioni già sollevate in una proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla Flc Cgil e che giace in Parlamento dal 2006. Si è perso moltissimo tempo prezioso.

A risentirne, anche nel Ferrarese, sono stati tra l’altro anche i progetti di integrazione scolastica per bambini immigrati e l’adeguamento “digitale” degli istituti scolastici.

In alcune realtà della Provincia, come Cento e Portomaggiore, la presenza di alunni stranieri in classe è particolarmente significativa, ma i progetti di integrazione scolastica sono stati fortemente compromessi dai tagli al Mof (fondo per il miglioramento dell'offerta formativa) e, di conseguenza, al Fis (Fondo d’istituto). Non meno gravi i danni sul fronte dell’informatizzazione delle scuole, soprattutto per quel che riguarda la formazione e l’aggiornamento dei docenti, spesso lasciarti alla buona volontà dei singoli.

Nella “Buona Scuola” di Renzi ci sono proposte che vanno nella direzione di colmare questo ritardo, come l’introduzione dell’organico funzionale per migliorare l’offerta formativa e ascoltare le famiglie che chiedono più tempo pieno.

Tutti aspetti positivi, senz’altro. Quello che ci lascia perplessi sono le modalità, a cominciare dai questionari di compilare online e proseguire con gli incontri organizzati a livello territoriale. Il 16 ottobre era a Ferrara il capo di gabinetto del Miur Alessandro Fusacchia per un incontro con i dirigenti scolastici, i docenti e i rappresentanti dei genitori. Ciascuno aveva tre minuti, non di più, per esprimere la propria opinione... mi è sembrato più un sistema per creare consenso sulla proposta.

Cosa non convince della “Buona Scuola”?

Trovo sconcertante che sia stato completamente dimenticato il personale Ata, che nelle scuole svolge una funzione non solo di vigilanza, ma anche educativa, fondamentale. Lo sa ogni insegnante cosa significa poter contare sull’aiuto del personale tecnico amministrativo. Un problema che nel Ferrarese è particolarmente sentito: se le richieste relative all’organico dei docenti quest’anno sono state soddisfatte dall’Ufficio scolastico regionale, altrettanto non si può dire per gli Ata (solo 13 nomine in più, ndr) e per il sostegno.

Un’altra spina sono gli scatti di anzianità.

Un altro punto molto dolente. La proposta prevede il blocco degli scatti di anzianità a partire dal 1º settembre 2015 fino al 2018 per poi passare, dal 2019, alla loro abolizione definitiva per essere sostituiti con i cosiddetti “scatti di competenza” legati alla meritocrazia. Da assegnare ai docenti più meritevoli “fino a due terzi dell’organico totale”. Ma questo significa non solo cancellare con un colpo di spugna l’intera carriera di un insegnante, ma introdurre un elemento di competitività tra colleghi che mina nel profondo lo spirito di collaborazione tra docenti, che è un aspetto fondamentale per la didattica e per il buon funzionamento generale di una scuola. È un cambiamento molto pericoloso Per non parlare del fatto che vengono introdotti meccanismi di meritocrazia in un tema che dovrebbe essere strettamente contrattuale, che dovrebbe essere discusso con i rappresentanti dei lavoratori.

Dove mancano le risorse non di rado intervengono le famiglie. Alla Tumiati i genitori hanno ritinteggiato le aule, lo stesso è successo alla Biagio Rossetti, mentre lunedì alla Casa del Bambino sarà pulito il giardino.

Il volontariato è un grande esempio di civilità, ma dove il pubblico manca si formano pericolosi vuoti che rischiano di essere occupati nel modo sbagliato. Nella Buona Scuola di Renzi per far fronte alla mancanza di risorse pubbliche è prevista la possibilità di ingresso di privati. Su questo siamo in totale disaccordo, perché se un privato entra nella scuola, può poi decidere di orientarne le scelte.