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«Vogliamo far parlare le antichità di questo sito»

«Vogliamo far parlare le antichità di questo sito»

Comacchio, progetti e prospettive dopo la scoperta della nuova nave romana L’assessore Provasi: la speranza è quella di trovare privati pronti ad aiutare

22 ottobre 2014
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COMACCHIO. Sul sito archeologico di Santa Maria in Padovetere era calato il silenzio dopo il ritrovamento, tra gli anni ’50 e gli anni ’60 delle fondamenta della pieve risalente al VI sec d.C con annesso battistero, ma gli scavi partiti il 29 settembre scorso sotto la direzione scientifica di Mario Cesarano, archeologo della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia Romagna, hanno portato alla luce due relitti fluviali di epoca romana, visitati domenica scorsa anche dal Ministro Dario Franceschini. «Vogliamo far parlare i beni culturali e far parlare di antichità questo posto – conferma Cesarano – nella speranza di renderlo presto fruibile al pubblico, grazie al progetto di valorizzazione, in forza di una convenzione siglata tra la Soprintendenza, il Comune ed il Parco del Delta».

Nel frattempo, il team di giovani archeologi all’opera da meno di un mese all’interno dello scavo, sta ricevendo attestazioni corali di ammirazione per l’impegno e la dedizione nel portare avanti quella che dagli stessi è stata paragonata ad «una minuziosa operazione chirurgica».

«Comacchio sta assumendo un ruolo di fondamentale importanza per quel che riguarda l’archeologia - sottolinea l’assessore al turismo Sergio Provasi -, bisogna andare avanti cercando, e trovando, privati disposti a portare avanti un ampio progetto considerato che il Ministero per i beni culturali ha anche dato la possibilità di ricevere finanziamenti attraverso l’art bonus».(k.r.)

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