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Consulta San Camillo Un anno di presidio

Consulta San Camillo Un anno di presidio

Comacchio, ricorre il primo anniversario della nuova azione di lotta Preannunciata un’altra manifestazione che ricorda i fatti del novembre 2000

24 ottobre 2014
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COMACCHIO. È un anno che va avanti il presidio della Consulta popolare per il San Camillo al secondo piano dell’ospedale comacchiese, «ma non è una festa, perché ci sarebbe da piangere – commenta amareggiata la portavoce Rosa Luciani -, dopo i tentativi di smantellamento e le note vicende delle insegne non luminose poste davanti al punto di primo intervento». A turni di 4 o 5 attivisti la Consulta continua da 1 anno a questa parte a garantire la continuità della sorveglianza, «perché abbiamo sempre il timore che vogliano fare un blitz per trasferire l’Igiene Pubblica dentro l’ospedale». Dopo il terremoto del 2012 infatti il servizio di Igiene Pubblica è stato trasferito dalla sede di via Trepponti a Migliarino, ma più volte l’Asl aveva annunciato la prospettiva di un ritorno a Comacchio, andando ad occupare uno degli spazi ospedalieri del San Camillo e proiettando così la Consulta nuovamente sul piede di guerra. «Noi chiediamo solo che il nostro ospedale funzioni e che non vengano occupati spazi ospedalieri per attività socio-assistenziali, per cui dopo un anno siamo ancora qui – prosegue Rosa - per dire che non cediamo, anche a costo di stare qui per anni. La gente è dalla nostra parte e ci stiamo già preparando per la manifestazione, che ricorda i fatti del 27 novembre del 2000». Durante il turno di sorveglianza gli attivisti chiacchierano, leggono i giornali, dividono un pasto frugale con pietanze portate da casa, ma fanno anche lunghe camminate tra piani e corridoi vuoti, «perché dobbiamo stare sempre in allerta, per evitare brutte sorprese», specifica la donna, che è una delle attiviste storiche della Consulta. Le 7mila firme raccolte sinora tra residenti e turisti saranno presentate alla giunta regionale che si insedierà dopo le elezioni del 23 novembre prossimo. Tornando sulla puntata di “Quinta colonna” dei giorni scorsi, Rosa lamenta che seppur con l’impatto mediatico nazionale «non abbiamo avuto modo di evidenziare le ragioni della nostra protesta per i due accordi sottoscritti a salvaguardia dell’ospedale, rimasti disattesi dalla volontà di procedere alla sua conversione in casa della salute. Se si devono fare tagli, vanno però mantenuti –conclude la donna – i servizi sanitari che in un territorio turistico sono fondamentali». (k.r.)