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«Si vuole mettere naso in casa d’altri»

«Si vuole mettere naso in casa d’altri»

Cattabriga infuriato con Confcommercio e Fipe: macché concorrenza sleale, valorizziamo piccoli centri rispettando le leggi

24 ottobre 2014
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Loris Cattabriga, presidente dell'associazione sagre e dintorni, nata una dozzina di anni fa, è particolarmente arrabbiato. Quanto affermato da Confcommercio e Fipe ovvero una proposta di regolamento lo ha fatto andare su tutte le furie. «Sono sempre stato un fautore del dialogo - esordisce Cattabriga - ma evidentemente per dialogare bisogna essere in due. Invece di trovare soluzioni propositive si vanno a creare problematiche che aumentano le difficoltà. Da questo scontro nessuno trae vantaggio. Invece di cercare il dialogo si innesca questa lotta tra poveri. A questo punto scriveremo una lettera ai sindaci del comprensorio dove vi sono nostri associati che svolgono sagre nella quale evidenzieremo alcuni aspetti». Cattabriga scende nel dettaglio delle varie problematiche: «La nostra associazione ha fatto crescere le singole associazioni. La sagra è una manifestazione organizzata da un’associazione che trae il beneficio e gli eventuali guadagni per sviluppare tutte le altre attività soprattutto in territori dove il piccolo commercio è scomparso. Cerchiamo di rivitalizzare i piccoli centri e così come vogliono fare Confcommercio e Fipe andremo a creare ancora regole maggiori rispetto a quelle esistenti. Si vogliono mettere regole in casa d’altri. Le associazioni che organizzano gli eventi sono in regola in quanto ottengono i relativi permessi da parte dei Comuni, pagano le tasse in base alle leggi vigenti». Cattabriga interviene anche su un altro aspetto della proposta di regolamento di Ascom e Fipe ovvero sul fatto di fare attività ricreative oltre alla somministrazione di cibi e bevande. «È vero diverse sagre non svolgono attività ricreative limitandosi al cibo, ma le attività vengono poi fatte successivamente nei vari ambiti, sportivo, culturale, parrocchiale. È come se a un’attività di ristorazione tradizionale si imponesse sempre di avere un piano bar. Ricordo che le associazioni hanno gli stessi permessi di un’attività di ristorazione. Le associazioni osservano le leggi attualmente in vigore. Dobbiamo poi considerare che le sagre si riforniscono della materie prime molto spesso presso commercianti locali, ad esempio i panifici per il pane, i rivenditori locali per le bibite, l'acqua e il vino, e ancora per il vettovagliamento e la fornitura di materie prime che servono per realizzare la sagra. Confcommercio e Fipe facciano un’analisi economica dalla quale risulterà che le associazioni sono le uniche attività economiche che spendono e investono sul territorio». Cattabriga pone anche l’accento sulle norme di carattere igienico-sanitario e fiscale. «Le norme igienico-sanitarie vengono rispettate scrupolosamente e fiscalmente paghiamo tutto quanto è previsto. Un ristoratore l’eventuale guadagno lo intasca mentre le associazioni investono il ricavato in attività varie e in caso di perdite i responsabili mettono mano al portafoglio e le responsabilità civili e penali sono le stesse. La nostra non è una concorrenza sleale come Confcommercio e Fipe vogliono far credere».

Maurizio Barbieri