La Nuova Ferrara

Ferrara

ferrara

Stalking sull'ex e i parenti. Deve pagare 110mila euro

Daniele Predieri
Stalking sull'ex e i parenti. Deve pagare 110mila euro

Il processo civile contro Maria Amoruso, funzionaria del Comune di Ferrara. Dopo la pena di un anno e mezzo, il giudice l'ha condannata a risarcire sei vittime

2 MINUTI DI LETTURA





Da anni è agli onori della cronaca, prima come supertestimone del processo Appaltopoli, sulla spartizione di piccoli appalti del Comune di Ferra, di cui è ancora oggi dipendente. Poi come imputata in un processo penale per stalking su sei persone, che aveva chiuso patteggiando la pena di 1 anno e 6 mesi di pena.
Per Maria Amoruso, ingegnere, funzionaria del Comune di Ferrara, non è finita qui: perchè il giudice civile, Angelo Cerulo l’ha condannata al pagamento di quasi 110mila euro, proprio per i fatti legati ai reati di stalking, messi in atto dal 2009 al 2011, su diverse persone (due uomini, due donne e due minorenni): si tratta del risarcimento danni materiali e morali e del pagamento di spese processuali nell’ambito di una causa conclusa in tribunale civile. La vicenda che l’aveva vista coinvolta come imputata, nel processo penale, aveva messo in luce le offese a sfondo sessuale, le persecuzioni verso le sue sei vittime: sei persone (rappresentate dai legali Bilotta, Marzola, Zanforlini) che non si erano potute costituire parte civile al processo perchè la Amoruso aveva patteggiato durante le fasi preliminari (prima del fine indagini) e dunque le sue vittime erano state private, di fatto, del diritto di rivalsa su di lei. Ora la causa di rivalsa è terminata in sede civile e per la Amoruso è stata una vera stangata: condannata a pagare decine di migliaia di euro (in tutto 110mila euro) per ciascuna delle varie cause separate, a seconda dei gradi di parentela delle sue vittime, anche una intera famiglia. Il giudice, infatti, visti gli atti del processo penale e la sentenza di patteggiamento, ha deciso e valutato «i molteplici e coerenti elementi di prova sulle sue condotte poste in essere in modo ingurioso, diffamatorio e persecutorio».
Alla base di questi comportamenti vi era la fine di una relazione amorosa con un uomo, che la Amoruso non voleva accettare. Così, secondo gli atti e i riscontri di prova, aveva messo in atto una azione martellante e persecutoria verso l’uomo, i parenti diretti di lui, altre donne e le relative famiglie. Ad aiutare il giudice Cerulo nella decisione è stata proprio la ricostruzione fornita al processo penale, che offre «indiscutibili elementi di prova» e una «puntuale ricostruzione delle condotte della Amoruso», la sintesi del giudice.
Condotte che si materializzavano verso le sei persone con sms, chiamate, lettere e cartoline anonime, che lei spediva a parenti o in luoghi di lavoro, nei negozi frequentati dalle sue vittime (parruchiere, bar, carrozzeria, panificio): sempre insolenze, offese e sempre e solo a sfondo sessuale, con un accanimento in crescendo, diventato persecuzione asfissiante, stalking.