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LA DOMENICA

Operai contro operai, Pd contro Pd

Mirror
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L'editoriale del direttore Stefano Scansani

24 ottobre 2014
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Tra la Leopolda e la Camusso provo a infilare Sant’Agostino. Le prime due, così in conflitto e ruggenti, hanno segnato le ultime ore fiorentine e romane. Si sono mangiate le cronache. La Leopolda è lo sfarzo mediatico del renzismo, un’ambizione americanista che suona la carica del premier per la quinta volta, sempre vincente. Renzi venerdì sera ha detto a Mentana: “Dopo trentasei ore di Bruxelles ho bisogno della Leopolda per tornare a respirare”.

Il raduno nazionale della Cgil ha ricelebrato invece tutte le liturgie solenni della vecchia guardia sindacale e politica: giù le mani dal lavoro, i diritti dei lavoratori non si toccano, lo slogan è “conservatori di coraggio”.

Prove di forza contrapposte, con due Pd di là e un Sant’Agostino di qua.
Sono insistente, vero? Perché in un sol colpo tirando in ballo il paese ferrarese di Sant’Agostino voglio condensare la vicenda che s’è svolta nei giorni passati davanti ai cancelli della Mirror Levigature, in via del Fantino. Una realtà di 21 dipendenti a tempo indeterminato, 5 i titolari e 14 esterni.
 

In via del Fantino nella settimana che si chiude (e chissà, forse anche prossimamente) si è concentrato l’abbecedario dei drammi e delle incognite dell’occupazione, delle relazioni sociali, delle prospettive politiche del Paese. A Sant’Agostino, ripeto. La Leopolda e la Camusso, al confronto, sono simbologie retoriche perché mediatiche o di massa. Semplifico la storia.

I dipendenti quasi tutti extracomunitari della cooperativa LK, alla quale la Mirror Levigature ha rescisso il contratto di facchinaggio per inadempienze documentate, hanno cercato di impedire l’accesso in fabbrica ai lavoratori dell'azienda. Questi ultimi hanno invitato i facchini a cambiare destinatario, e a contestare la loro azienda, l’LK.

La scena: da una parte della strada il blocco passivo dei contestatori all'ingresso dello stabilimento; dall'altra parte i ventun dipendenti della Mirror, e i cinque soci titolari dell'azienda, che chiedevano di entrare per poter lavorare. Tensione, tafferugli, l’intervento di polizia e carabinieri, malori, il lancio di una tavola.

La vicenda ha preso anche una curva politica. Sul posto si è manifestato il sindaco di Bondeno Alan Fabbri, incoronato candidato presidente della Regione Emilia Romagna per il centrodestra da Salvini-Berlusconi. Davanti ai cancelli Fabbri ha sentenziato: «Siamo alla follia completa, se si permette che chiunque possa bloccare l'ingresso a chi vuol lavorare nella propria azienda».

Una miccia che dall’esplosivo sindacale è presto passata a quello politico. La cronaca è stata questa: i dipendenti Mirror hanno sottolineato con calorosi applausi e grida di “Lega, Lega” questo intervento. Dall'altra parte della strada è arrivato in risposta il grido “Cobas, Cobas” e accuse al sindaco di Bondeno Alan Fabbri di fare solamente campagna elettorale e invitandolo a riportare “a casa sua il razzismo”.

In via del Fantino ci sono tutti gli ingredienti del nostro tempo e dei nostri giorni: il mercato del settore della logistica in sofferenza e con spazi opachi; i contratti che sono una selva; molti ex facchini che contestano sono africani; il deragliamento in politica (“Lega, Lega”) è spalancato; i sindacati di base (Sindacato intercategoriale lavoratori auto-organizzati, nel caso) sono in competizione e hanno superato a sinistra la stessa Cgil.

Altroché riforma dell'articolo 18 o 80 euro al mese. La morale: lavoratori contro lavoratori. Così che l'Italia quotidiana dei contrasti, dei posti, dei salari, dei contratti, delle razze, delle tensioni politiche era più reale a Sant’Agostino che nella renzizzata stazione ferroviaria toscana o nella piazza romana, madre di tutte le manifestazioni.

C'è un passaggio nel documento della Cgil ferrarese che mette a fuoco e evidenzia il seme della questione, che poi è il rischio italiano: “Tensioni che non avranno fine, perché così sarà, fin tanto che non si troveranno soluzioni concertate sul piano lavorativo. Spiace considerare che la vicenda vada sempre più inquadrandosi come una problematica di ordine pubblico, di uno scontro tra opposti interessi, di una disputa tra lavoratori, quando al contrario la ribellione dei lavoratori della logistica ha avuto come causa quella di non accettare con rassegnazione, l’emarginazione sociale dovuta alla perdita dell'occupazione”.

Lavoratori contro lavoratori, sindacato-partito, partito-sindacato, e Pd contro Pd. Oltre il futurismo della Leopolda e il milione in piazza con la Camusso, Sant'Agostino con il conflitto fra neanche 30 lavoratori è una prova generale degli effetti di una riforma che non può essere a pezzi. Il Paese lo è già.

Stefano Scansani

s.scansani@lanuovaferrara.it

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