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«Normale litigare in un partito al 40%»

«Normale litigare in un partito al 40%»

Il Pd e Il fantasma scissione. Dalla Leopolda di Firenze le opinioni del ministro Franceschini e del deputato Bratti

27 ottobre 2014
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«Sono manifestazioni politiche che io rispetto, e non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso. Sarà bello vedere se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o prevedere il futuro. Lo decideranno i cittadini». Così Matteo Renzi ieri alla Leopolda ha parlato a proposito delle divisioni nel Pd e del rischio che vi sia una spaccatura che produca una scissione. Il fantasma della scissione è stato evocata, ma soprattutto esorcizzato anche da Dario Franceschini, che è intervenuto nella mattinata: «Abbiamo un leader di governo - ha detto il ministro della Cultura parlando a Firenze - che ci ha portato a realizzare la vocazione maggioritaria: il Pd è anche il partito di chi sabato era in piazza a Roma, ma non può essere il partito solo di chi era in piazza, ciò che ci dobbiamo lasciare alle spalle è la vocazione minoritaria, abbiamo bisogno della vocazione maggioritaria. Siamo finalmente diventati quello che volevamo essere, un partito che discute di cose, non solo di chi sta con chi».

Alla Leopolda c’è stato anche Alessandro Bratti , che sabato era al tavolo dove si discuteva di ambiente e legalità. Ieri da Ferrara commentava così il dibattito sui due Pd, quello di Roma con la Cgil e quello della Leopolda con Renzi: Calma e gesso. Non confondiamo le cose. A Roma c’è stata una grande manifestazione organizzata dalla Cgil, che è un sindacato e non un partito. A Firenze c’è stata una bella iniziativa di tre giorni promossa dal Pd. Mescolare partito e sindacato è sbagliato, ognuno fa il suo mestiere. Che nel Pd vi siano idee e posizioni diverse, anche su temi importanti, non deve sorprenderci. Non siamo un partito del 2%, ma del 40% e non ci vedo nulla di terrificante se sulla riforma del lavoro e sulla legge di stabilità c’è un confronto anche duro. Anch’io a volte ho posizioni critiche su alcune scelte del governo e mi è capitato di votare leggi che non condividevo del tutto. Poi certo non vado in piazza a manifestare contro il mio partito o contro il governo».

Paolo Calvano, impegnato nella campagna elettorale per le regionali, la Leopolda l’ha seguita in streaming, sulle agenzie e per tv. Allo scontro dentro il Pd il segretario dà questa lettura: «Più si diventa grandi più ci sono sensibilitàbilità diverse che si confrontano. Il Pd è nato per aver vocazione maggioritaria, una vocazione che non esclude alleanze come è avvento e avviene in Emilia Romagna, però questa vocazione è insita nella natura del Pd. A chi ora è in minoranza nel Pd, a chi avverte un disagio, io dico che è normale che questo accada in un grande parttito. Aggiungo - dice il segretario provinciale - che il Pd non ha proprietari e che chi è minoranza oggi domani può diventare maggioranza. Noi i congressi li facciamo».(m.p.)