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«In moschea andiamo a pregare»

«In moschea andiamo a pregare»

Il Consiglio delle Comunità straniere: tutti sono i benvenuti

28 ottobre 2014
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Un pollice verso alle dichiarazioni di Alan Fabbri arriva dai componenti del Consiglio delle comunità straniere di Ferrara, che ieri sera ha tenuto la sua prima riunione nella sala polivalente del Grattacielo. «Nelle moschee si prega solamente - dice Waheed Akbar, presidente della comunità pakistana - non si fa niente di male. Fabbri dice che servono controlli? Noi siamo pronti in qualsiasi momento ad accoglierlo, lui e tutti i cittadini italiani. Anche perché nel centro islamico di via Oroboni c'è un traduttore dell'imam. Finora non ci sono stati problemi con i residenti della zona: siamo stati ben accolti». Per Kevin Jacob, a capo della comunità cittadina nigeriana, «in Italia ognuno ha il diritto di professare la propria religione e questo deve valere anche per i musulmani. Ci sono tanti altri problemi prima di questo e la Lega Nord dovrebbe contribuire a risolverli invece di fare queste campagne». Della consulta fa parte anche Fatna Bounou, nazionalità italiana ma origini marocchine: «La moschea - racconta - è un luogo dove professare la fede, come una chiesa o una sinagoga. E il terrorismo si diffonde più facilmente su internet piuttosto che lì dentro. Fabbri dice che andrebbero favoriti gli italiani nell'accesso ai servizi? Bisognerebbe mettere in primo piano la legge piuttosto che la nazionalità. Spesso si parla solo degli immigrati che fanno qualcosa di male, mentre la maggioranza si comporta bene». Il Consiglio delle comunità straniere è composto da 16 consiglieri (e 7 supplenti) individuati dalle 11 associazioni che hanno chiesto di farne parte. È presieduto dall'assessore Chiara Sapigni e tra gli obiettivi ha la promozione dell'integrazione sociale.

Fabio Terminali