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Quattro condanne per la tragedia di Said

L'agonia di Said Belamel ripresa dalle telecamere a circuito chiuso della piccola-media industria
L'agonia di Said Belamel ripresa dalle telecamere a circuito chiuso della piccola-media industria

Il giovane Belamel morì di freddo dopo una notte in discoteca. Per il giudice due addetti del locale, l'amico del ragazzo e un tassista si sono resi responsabili di omissione di soccorso

25 ottobre 2014
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 Si è appena concluso, con quattro condanne, il processo per la morte di Said Belamel, il marocchino morto di freddo a 29 anni il 14 febbraio del 2010 dopo una serata trascorsa nella discoteca M.Butterfly. Il giudice Testoni ha riconosciuto colpevoli di omissione di soccorso tutti gli imputati: condanna a 1 anno e 2 mesi per Mounir Zouina, l'amico che era con Said quella sera; condannati a 1 anno due addetti del locale, Sandro Bruini e Paolo Nicolini; 6 mesi al tassista Paolo Campagnoli, unico presente in aula e unico degli imputati a cui il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche. A tutti è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Disposta anche una provvisionale di 50mila euro.

Il pubblico ministero Nicola Proto aveva chiesto per tutti una condanna a 1 anno e 2 mesi, mentre la parte civile (il fratello di Rachid, assistito dall'avvocato Gianluca Filippone) aveva chiesto un risarcimento di 100mila euro. Nella sua arringa, il pm aveva sostenuto che tutti gli imputati erano consapevoli dello stato di difficoltà e pericolo in cui si trovava il giovane, portato fuori dalla discoteca perché troppo ubriaco per reggersi in piedi. Nessuno però chiamò il 118, e il ragazzo, allontanatosi poco dopo dalla discoteca, cadde nelle acque gelide del canale e rimase seminudo a vagare da solo nella zona della piccola-media industria, finché venne trovato il mattino dopo, ormai in agonia, da una guardia giurata. Alle 9.30 il decesso al Sant'Anna.

Le difese hanno invece sostenuto che nessuno degli imputati poteva avere percezione di immediato pericolo per Said, e che non ci fu dolo nella loro condotta, contestando anche la validità delle dichiarazioni rilasciati da un testimone, un altro addetto del locale. Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni: "Le leggeremo attentamente - hanno detto i difensori - e presenteremo appello".

"E' stata resa giustizia, sono soddisfatto della sentenza che ha riconosciuto che Said era una persona bisognosa di aiuto. Certo nulla potrà riportarlo in vita", ha commentato l'avvocato di parte civile Gianluca Filippone.