La Nuova Ferrara

Ferrara

Sindacalista della Cgil a processo per minacce

Sindacalista della Cgil a processo per minacce

La frase sarebbe stata detta al telefono al titolare di un’agenzia di pulizie «Se licenzi la nostra tesserata ti togliamo gli appalti e ti facciamo chiudere»

28 ottobre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





È accusato di minacce aggravate per una frase pronunciata al telefono: «Non puoi licenziare una tesserata della Cgil, se lo fai perderai gli appalti con la Camera del Lavoro. Non c’è due senza tre, ti faccio chiudere».

Queste le parole incriminate per le quali ora un sindacalista della Cgil è finito sul banco degli imputati nel processo che si è aperto ieri a Ferrara. A denunciarlo, nel 2012, era stato il titolare di un’impresa di pulizie della provincia, nel frattempo fallita, e che di quel fallimento ritiene responsabile proprio il sindacalista. I fatti risalgono a due anni fa, quando il titolare informa una sua dipendente che sarà licenziata perché il certificato che attesta la sua malattia non risulta trasmesso all’Inps.

Non si tratta però di una dipendente qualsiasi, ma della madre della sua compagna, che a sua volta è impiegata nell’agenzia come segretaria. La procedura di licenziamento innesca una battaglia sindacale: la donna chiede l’intervento della Cgil e tra il titolare e il sindacalista avviene uno scambio di email e telefonate. Fino a quella al centro del processo, avvenuta il 6 settembre 2012 e che ha avuto come testimoni anche il fratello del titolare, la segretaria e un amico. All’arrivo della chiamata il titolare stava scrivendo al computer e aveva messo il telefono in viva voce, così le parole del sindacalista erano state ascoltate anche dai presenti, come hanno confermato ieri il fratello e l’ex compagna. Da quel momento, ha riferito al giudice il titolare, la sua ditta aveva perso gli appalti per la pulizia di una decina di uffici della Cgil in tutta la provincia e in più si erano fatte molto assidue le verifiche degli ispettori del lavoro. La difesa, da parte sua, ha obiettato che ben prima della telefonata incriminata, già nelle mail precedenti il 6 settembre, il titolare aveva manifestato l’intenzione di chiedere i danni al sindacato. Alla domanda se esistesse una registrazione della telefonata, il titolare ha detto che era andata perduta perché fatta con un’utenza telefonica decaduta. Il giudice ha poi chiesto chiarimenti a proposito del “non c’è due senza tre” che avrebbe pronunciato l’imputato; si riferiva, ha risposto il titolare, a un precedente licenziamento: e la difesa è stata pronta a ricordare che era stato poi dichiarato illegittimo dal tribunale. L’assenza di un testimone (cui il giudice ha inflitto 100 euro di multa) ha reso poi necessario rinviare il processo, che riprenderà nel 2015.(a.m.)