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Spezzatino di bici, l’ultima frontiera

Spezzatino di bici, l’ultima frontiera

Un uomo di 65 anni sorpreso dalla polizia con arnesi da scasso, per gli inquirenti voleva fare incetta di pezzi di ricambio

28 ottobre 2014
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Intera o a pezzi? Il mercato della rivendita di bici rubate sembra sempre più un negozio di alimentari, dove la refurtiva si compra un tanto al chilo e il ricettatore procura al cliente i “tagli” più prelibati. I furti di biciclette nel solo Comune di Ferrara si assestano su una media di un migliaio all’anno, ma secondo un’indagine della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) viene denunciato appena il 40% dei casi. Accanto alla tendenza in aumento (addirittura un raddoppio tra il 2012 e il 2013), va anche registrata una sorta di “evoluzione”: perché a essere rubato non di rado non è tutto il mezzo, ma pezzi di ricambio, da rivendere su internet senza correre il rischio che il bottino venga riconosciuto dal proprietario. Gli esempi li fornisce la cronaca e l’ultimo risale a un paio di giorni fa, quando la polizia ha sorpreso un uomo di 65 anni mentre stava armeggiando tra le biciclette parcheggiate in via Girolamo da Carpi. Alla vista degli agenti delle Volanti si è allontanato ma è stato bloccato poco dopo in corso Giovecca. Con sè aveva un vero armamentario dello scasso: cacciaviti, pinze, cutter e un coltello a serramanico e secondo gli inquirenti lo scopo era il furto “chirurgico”, ovvero la sottrazione di pezzi da rivendere come ricambi. L’uomo è stato denunciato per possesso ingiustificato di strumenti atti allo scasso e porto ingiustificato di oggetti atti a offendere.

L’asportazione di singoli pezzi non è l’unica variante al classico furto di bici parcheggiate in strada. I ladri specializzati in questo settore si affidano sempre meno all’improvvisazione, puntando invece su colpi organizzati. Da qui le razzie in garage e cortili interni, che necessitano di studio e osservazione dei “bersagli”. Raramente le visite notturne alle rimesse si concludono con il furto di bici ordinarie e di valore modesto: a sparire sono biciclette di marca, da corsa e comunque pregiate e costose, che a maggior ragione sono destinate a essere smontate. La stessa sorte che molto probabilmente è destinata ad avere anche la bici sottratta dal cortile interno di un palazzo ferrarese, così smaccatamente riconoscibile da necessitare di una sofisticata attività di “riciclaggio”. Al punto da suscitare nel proprietario una doppia indignazione: per il furto e per la sua assurdità. In un amaro post su Facebook si rivolge al «Carissimo ladro» dubitando delle sue facoltà mentali. «Piccolo mio, ora dovrai smontare il cestino rosso con la scritta indelebile "Rita Marley", togliere gli adesivi sul telaio e le manopole rosse, cambiare la sella verde, smontare il carter, il portapacchi e i parafanghi, comprare costose bombolette di vernice coprente e colorare ogni pezzo. Spenderai soldi e tempo, quando con l'equivalente avresti comprato almeno tre bici usate da Ricicletta».

Alessandra Mura