Già pronti i fondi per ripartire
80% dalla Regione per macchine e capannoni, il resto da azienda e indennizzi
La scossa del terremoto del 20 maggio 2012 fece crollare i 2/3 delle strutture di Tecopress: «quello che si vede oggi e che è rimasto in piedi è solo un terzo, e abbiamo fatto i salti mortali, perchè fin da subito dovevamo assolutamente continuare a lavorare». L’escamotage industriale che Tecopress ha trovato fu quello di trasferire le lavorazioni e garantire continuità delle commesse: lo fece nella fonderia di Ceregnano di Rovigo, concessa dalla Tmbc di Monselice, dove i lavoratori anche oggi vanno a turno da allora. Una scommessa vincente, «perchè non abbiamo pagato nemmeno una penale ai nostri committenti», spiegano Enzo Dondi e il suo legale Andrea Marzola. I numeri, la credibilità e i progetti concreti presentati hanno permesso a Tecopress di aver la luce verde dalla Regione che ha vagliato la richiesta di finanziamenti per i danni subiti, calcolati ad oggi quasi attorno ai 50 milioni di euro. La Regione coprirà quasi tutte le spese per la ricostruzione. Per quanto riguarda i macchinari, le presse e i forni fusori andati distrutti, per un totale di 31 milioni di danni, la copertura della Regione sarà all’ 80 %, con un finanziamento di 26 milioni di euro, mentre il restante 20 % sarà Tecopress ad accollarselo, per 5 milioni di spesa. Per la costruzione della nuova fabbrica serviranno circa 20 milioni: di questi, 12 verranno verranno dalla Regione, 5 milioni dagli indennizzi delle assicurazioni e dei leasing, mentre 3 da Tecopress, per migliorie alla nuova costruzione.
Occorre ricordare che l’azienda, una delle poche tra le tante terremotate, aveva una polizza assicurativa contro gli eventi naturali. Da qui il rientro della cifra di 5 milioni.
Con questi numeri, Tecopress si presenta all’assemblea dei creditori. Che dovranno scegliere: un futuro garantito dallo sviluppo di un’azienda che non si è mai fermata, pur tra le mille difficoltà e dunque accordare il concordato preventivo, oppure decidere che Tecopress non ha futuro e allora deve fallire. Accadrà questo? No, secondo Enzo Dondi che chiede alle banche senza giri di parole e concretezza, «che facciano una operazione socialmente utile».