Due casi di scabbia nelle scuole medie
I genitori dei ragazzi di etnia rom parlano di discriminazione: «I nostri figli a casa, un’altra malata è ancora in classe»
No, non siamo tornati ai primi anni ’50, alla crisi post-bellica, alle malattie legate alla scarsa alimentazione ed alle condizioni di vita misere. Eppure, ancora nel 2014 capita di avere due casi di scabbia in una scuola di Berra, precisamente all’istituto statale “Ugo Foscolo” in via Postale.
L’episodio risale alla fine della scorsa settimana, quando due ragazzi rom residenti a Berra, sorella e fratello rispettivamente di 14 e 11 anni, hanno accusato dolore e pruriti strani ed il loro medico li ha consigliati di rivolgersi al pronto soccorso. Immediata la diagnosi: scabbia e da qui l’obbligo per i due giovani di non andare a scuola. Avvisati immediatamente preside ed insegnanti della scuola, tanto che proprio ieri mattina nell’istituto sono arrivati i medici del servizio di pediatria di Ferrara, per visitare gli altri studenti. E qui scoppia la polemica e l’accusa di discriminazione da parte della famiglia dei due ragazzi malati.
«Ci hanno accusato tutti di essere quelli che hanno portato la scabbia a scuola - spiega lo zio -, ma non è vero. Nella visita è infatti stato riscontrato che c’è una ragazza italiana malata da prima dei nostri ragazzi, eppure sta continuando ad andare a scuola. Quando abbiamo incontrato preside e insegnanti ci hanno detto di non mandarli in classe, perché con quella ragazza non è successa la stessa cosa?».
A fermare la polemica ci ha pensato subito il sindaco (ricordiamo massima autorità sanitaria comunale), a conoscenza dell’intera situazione: «Accuse infondate - spiega Eric Zaghini -, i ragazzi dovevano stare a casa ed essere curati perché avevano contratto la scabbia, malattia contagiosa. Ma si tratta degli unici casi nella scuola, non è assolutamente vero che ci sia un’altra giovane con la scabbia».
«Inoltre - aggiunge il primo cittadino -, vorrei tranquillizzare le famiglie degli altri studenti. La scabbia è una malattia altamente contagiosa ma in età da asilo, non con ragazzi delle scuole medie. Poi si contrae in presenza di contatti prolungati, non a caso si diffonde in ambienti con precarie condizioni igieniche o, una volta, quando c’erano tante persone che vivevano in spazi ristretti. A scuola la diffusione è più difficile, ma chi è malato deve stare a casa e curarsi».
Cosa che stanno facendo i due giovani rom, come ci conferma il loro medico curante, il dottor Roberto Ariutti: «In questi ultimi giorni sono stato spesso a casa loro - spiega - e posso dire che i famigliari stanno facendo i trattamenti che sono stati prescritti loro dai sanitari, dopo la visita al pronto soccorso pediatrico. E aggiungo che nessuno dei loro fratellini e cuginetti ha contratto la malattia e possono andare regolarmente a scuola».
Inevitabile, in ogni caso, il panico all’interno della scuola con alcuni genitori che hanno preferito tenere a casa i loro figli. Poi sorge inevitabile il dubbio: ma in situazioni di questo tipo non è obbligatorio chiudere la scuola e provvedere ad una efficace disinfestazione degli ambienti? Anche in questo caso ci pensa il sindaco a tranquillizzare i suoi concittadini: «Le procedure non prevedono la chiusura, né particolari trattamenti. Ripeto - conclude Zaghini -, il caso di contagio in presenza di giovani di questa età è remoto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA