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«Sei tunisino e non entri», condannato

«Sei tunisino e non entri», condannato

Buttafuori del Barracuda impedì l’ingresso a ragazzo straniero. Per il giudice fu discriminazione e odio razziale

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LIDO DI SPINA. Non fece entrare quel ragazzino, minorenne, perchè tunisino. Gli impedì di entrare in discoteca, al Barracuda di Lido Spina, nel luglio 2009 ed è finito a processo perchè oltre a spintonarlo, per impedirgli di entrare, lo fece dicendogli «questa sera non entrano nè tunisini nè marocchini».

Per questo motivo, Omar Passarella, addetto alla sicurezza della discoteca, 38 anni, è stato processato per violenza privata con l’aggravante della discriminazione e dell’odio razziale: ed è stato condannato ieri dal giudice Franco Attinà alla pena di 6 mesi di reclusione. Il giudice ha equilibrato attenuanti generiche e aggravanti e ha ridotto la pena che era stata richiesta dalla pm Elisa Bovi (1 anno di reclusione), ma pur riducendola ha confermato quella aggravante, l’aver impedito l’ingresso nel locale perchè tunisino. A nulla è valsa la difesa di Passarella che ha spiegato che non si era assolutamente trattato di discriminazione razziale, che nessuno aveva detto quella frase e che si era trattato solo di una selezione per evitare problemi e guai all’interno del locale, dove (lì e i tanti altri locali da ballo) vi erano di sovente problemi con gruppi di ragazzi e ragazzini stranieri (tunisini, albanesi e marocchini). Uno dei testimoni del processo, però, un addetto alla sicurezza assente quella sera in cui avvenne il fatto al centro del processo, aveva sostenuto che vi era stata una direttiva precisa per impedire l’ingresso a ragazzi stranieri, per i problemi spiegati.

Il legale di parte civile, Cinzia Rizzatello per il ragazzo, ha invece sostenuto che quella sera vi fu proprio la volontà di impedirgli di entrare solo e soltanto perché tunisino: gli vene chiesto di che nazionalità fosse e alla sua risposta, ecco la decisione di tenerlo fuori. Poi lui tentò ugualmente di entrare, venne spintonato e riportato fuori. Da quello spintone la denuncia e la decisione della procura di contestare la discriminazione razziale: il processo ha confermato la tesi d’accusa con la condanna a 6 mesi, danni per 3.000 euro e spese processuali a carico del buttafuori. Il difensore in attesa della motivazione (90 giorni per il deposito) ha già annunciato il ricorso in appello.

Daniele Predieri

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