La Nuova Ferrara

Ferrara

Ai soci truffati i primi soldi di Donigaglia

di Daniele Predieri

Dopo una causa parallela durata 4 anni i giudici assegnano 80mila euro a 50 risparmiatori coinvolti bel buco della Coop

31 ottobre 2014
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E’ il primo incasso dopo il crac CoopCostruttori: i primi soldi che gli ex soci prestatori e finanziatori della cooperativa guidata da Giovanni Donigaglia e dai suoi manager-operai e poi condannati per il fallimento, potranno intascare. Ma solo grazie ad una battaglia giudiziaria parallela ai processi penali, durata più di un anno: il giudice delle esecuzioni, Leonarda D’Alonzo ha infatti assegnato ad una cinquantina di soci che hanno innescato questo procedimento civile con gli avvocati Gabriella Azzalli, Carmelo Marcello, Claudio Maruzzi e Stefano Tonozzi, i 2.000 euro ciascuno che erano stati fissati dalla sentenza penale, oltre interessi e spese legali, per importo complessivo attorno ad 80.000 euro. «Esprimiamo grande soddisfazione - spiegano con una nota i legali interessati - per il raggiungimento di quello che, a oltre dieci anni dal crac Coopcostruttori, rappresenta il primo risultato concreto ottenuto dai soci a spese dei dirigenti». Si tratta aggiungono con molto realismo di «un risultato esiguo nell'entità, vista la modestia della provvisionale riconosciuta per ora alle parti civili, ma fortemente significativo sul piano simbolico che ripaga, almeno in parte, i nostri clienti per i sacrifici compiuti e per la tenacia manifestata in questi anni».

«Sacrifici» legali e tecnicogiuridici che gli stessi avvocati hanno dovuto patire per avere ragione, visto che spiegano in modo molto netto che la vicenda si è conclusa solo «dopo oltre quattro anni e tre gradi di giudizio». Una azione giudiziaria che puntava a bloccare, congelare e poi pignorare (come accaduto con l’ordinanza del giudice D’Alonzo), i soldi dei dirigenti Costruttori condannati. Ma, in corso d’opera, prima di ottenere sequestro e pignoramento dei soldi, c’è stato un terzo incomodo, i commissari straordinari che si sono opposti alla richiesta degli ex soci truffati di avere almeno le quote che erano state loro assegnate, come provvisionale, dai giudici penali che nel febbraio 2013 condannarono Donigaglia, Ricci e gli altri.

Soldi, questi ottenuti dai legali che i Commissari straordinari, senza l’iniziativa giudiziaria attivata, avrebbero dovuto consegnare ai dirigenti della cooperativa. «Purtroppo - spiegano in modo critico e diretto - nel corso del procedimento si è dovuta superare l'opposizione non solo degli esecutati (ossia i dirigenti coop, ndr), ma pure dei Commissari». Una beffa nella beffa, perchè spiegano i legali gli stessi Commissari che erano rimasti in silenzio e inattivi per anni «hanno tentato di convincere il giudice che le somme dovute ai soci che procedevano con il nostro sostegno, spettassero alla procedura commissariale». Ossia a loro stessi. Ma il giudice ha megato questa affermazione.

Le beffe non finiscono qui. Perchè se è vero che i soldi incassati sono pochi, avrebbero potuto essere di più. Gli stessi Commissari liquidarono, invece, a suo tempo, il Tfr agli stessi dirigenti, Donigaglia per primo, poi condannati: «Resta il rammarico per questa liquidazione, nel corso della prima fase dei processi, delle quote di Tfr ai dirigenti, all'epoca già indagati dalla procura, in quanto risultava già evidente come il dissesto fosse riconducibile alle loro condotte illecite».

E ora? Ora restano i processi penali: quello in appello fissato per febbraio che potrà ribaltare tutto: «Siamo fiduciosi - concludono e guardano avanti - che l'imminente appello possa portare al riconoscimento anche del danno patrimoniale direttamente patito dalle parti civili».