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il caso

«Licenziato perché ammalato»

«Licenziato perché ammalato»

Sforato il periodo di malattia. La Cisl: l’Ifm ha negato l’aspettativa. L’azienda: richiesta arrivata tardi

31 ottobre 2014
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FERRARA. Licenziato perché troppo malato per poter lavorare. È successo a un dipendente dell’Ifm, la società di servizi del petrolchimico, che secondo il sindacato Femca Cisl avrebbe dovuto essere trattato diversamente. «Certo, il periodo di comporto contrattuale è stato superato e l’azienda non più l’obbligo giuridico di mantenere il posto di lavoro - si legge nella nota sindacale - Ma quando una persona si ammala seriamente e non si tratta di quell’assenteismo strutturale da combattere, per citare una frase del presidente di Confindustria Squinzi, riteniamo sia d’obbligo intervenire tutti: azienda, sindacato e istituzioni locali per farci carico, in primis nella nostra coscienza, ma anche materialmente, secondo le nostre possibilità, di aiutare chi in una fase della propria vita si trovi in reale difficoltà, offrendogli una concreta chance di “rialzarsi in piedi”. In questo caso è avvenuto l’opposto - è la denuncia Femca - Il gruppo apicale della Ifm ha messo a casa il dipendente ammalato senza dimostrare alcuna comprensione, evidentemente ritenendo che la cosa migliore da fare sia licenziare, imporre la propria autorità adottando la soluzione più radicale».

L’azienda ha preferito non replicare pubblicamente a queste accuse, «abbiamo già risposto direttamente al sindacato» hanno fatto sapere i vertici dell’Ifm. Su di un punto preciso, però, l’azienda ha reagito subito alle parole della Femca. «Il lavoratore - scrive il sindacato - aveva fatto richiesta di un periodo di aspettativa non retribuita come prevede il contratto per potersi curare ma i vertici della Ifm non hanno ritenuto di concedergliela, non accordando una possibilità ed una via d’uscita. Questa è sicuramente una bella vergogna». I vertici dell’Ifm al proposito sottolineano che «la richiesta è pervenuta giorni dopo la data in cui il licenziamento è divenuto effettivo», cioè, stando alla ricostruzione aziendale, il 20 ottobre. Il licenziato è un lavoratore relativamente giovane, sulla quarantina, che da parecchi mesi non si presentava al lavoro. (s.c.)

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