La Nuova Ferrara

Ferrara

«Mi dai i soldi?». E l’altro spara

«Mi dai i soldi?». E l’altro spara

Burana, il datore di lavoro a processo per estorsione, il dipendente voleva il suo credito di 3000 euro

31 ottobre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





BURANA. Ha sparato, per terra, all’operaio agricolo che gli chiedeva soldi che doveva avere, 3000 euro. E allora, come dicevano i vecchi, dalla ragione è passato al torto: la conferma del vecchio adagio arriva dal processo che si sta celebrando in tribunale e che vede protagonisti il datore di lavoro, un agricoltore produttore di meloni a Burana, e un suo operaio agricolo, un giovane marocchino che vantava appunto il credito di 3000 euro, per i lavori eseguiti in campagna. La contesa tra i due nasce proprio dai soldi: il datore di lavoro non li aveva perchè doveva monetizzare i raccolti, ed aveva firmato anche una scrittra privata in cui prometteva di far fronte al pagamento entro novembre 2011 e poi dicembre. Ma il dipendente li pretendeva, energicamente e allora si presentò a casa del datore di lavoro, dicendo di volerli incassare subito e che non si sarebbe mosso di casa senza andarsene con in tasca i 3000 euro. Il datore di lavoro, che aveva mostrato le sue ragioni, a questo punto ha perso la testa, invece di chiamare i carabineri e far presente l’intrusione dell’operaio e la sua insistenza ingiustificata (a fronte degli accordi che c’erano tra loro) è passato dal parte del torto: ha impugnato la pistola e ha sparato all’operaio. Senza volerlo colpire, per minacciarlo e farlo desistere. Per fortuna ha sparato a terra in direzione laterale rispetto l’operaio, il quale con sangue freddo, dopo essere stato minacciato si è chinato e ha raccolto il bossolo del colpo sparato, è uscito di casa e si è infilato nella caserma dei carabinieri, denunciando il datore di lavoro. Ora, però, il processo si celebra con un reato curioso, come costruzione giuridica, in quanto l’agricoltore, Andrea Cattabriga, deve rispondere di estorsione: minacciando con la pistola il suo operaio, lo avrebbe fatto desistere dal chiedergli i soldi, e dunque il ricatto di fatto è andato a buon fine avendo lui avuto un ingiusto profitto (la non restituzione). Argomentazioni giuridiche che dovranno passare al vaglio del tribunale (ieri il collegio Marini, Testoni e Attinà) e del pm Alberto Savino, mentre il difensore Giuseppe Moretti è pronto a contestare e contrastare il reato addebitato all’agricoltore. Il processo partito ieri mattina è stato aggiornato al 12 febbraio quando si entrerà nel vivo e si valuteranno le carte processuali: tra le tante anche una perizia balistica del Ris di Parma sul bossolo che l’operaio raccolse, per valutare se fosse stato sparato dalla pistola dall’agricoltore: così fu, ora il processo.

Daniele Predieri