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archeologia giudiziaria

Prosciolti dalla prostituzione per il processo lungo 13 anni

Prosciolti dalla prostituzione per il processo lungo 13 anni

Non poteva che finire con la prescrizione, visto che parliamo di un processo che è quasi archeologia giudiziaria, per fatti del lontano 2001. Per una giro di prostituzione che da Occhiobello si era...

31 ottobre 2014
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Non poteva che finire con la prescrizione, visto che parliamo di un processo che è quasi archeologia giudiziaria, per fatti del lontano 2001. Per una giro di prostituzione che da Occhiobello si era allargato a Ferrara e a Copparo, dal locale, un tempo famoso, il Blue Jeans nel rodigino, al Le Club copparese. Ieri il tribunale ha prosciolto per intervenuta prescrizione (cancellando le aggravanti che tenevano in piedi il processo) i 5 imputati accusati appunto di aver favorito la prostituzione in questi due locali, che secondo l’accusa erano solo un paravento per un traffico di sesso a pagamento che vi si svolgeva all’interno con il via vai continuo di decine di ragazze straniere, soprattutto dall’est: intrattenitrici con le quali i clienti (che pagavano una tessera socio) potevano poi appartarsi nei privè. E qui accadeva di tuto, si può immaginare cosa, visto che si pagava 100mila lire (siamo ancora in epoca pre-euro) per consumare, questo era il paravento, una bottiglia di spumante che altro non era che vino dozzinale, e d’altronde non si andava in questi locali per bere. Nel lontano 2001, con responsabilità diverse, finirono agli arresti domiciliari, per l'attività svolta nei locali gli imputati ieri prosciolti. I responsabile dei locali (per loro il pm in aula aveva chiesto la condanna a 4 anni) erano Marco Pozzati di Copparo e Michele Piazzi, di Ferrara. Gli altri imputati coinvolti, per i quali ieri il pm aveva chiesto una pena di 2 anni, sono Giovanni Facco di Copparo, Uber Pelati di Ferrara e una ragazza nigeriana Bridget Uzomah Ekwutus che abitava nel Ferrarese. Tutti sono ancora oggi sotto processo in un procedimento parallelo a Rovigo, (il processo madre): e proprio da Rovigo venne trasferito il fascicolo per competenza.

Visto che le attività di prostituzione, secondo l’accusa, si svolgevano anche all’interno del locale, Le Club di Copparo.

I cinque imputati difesi dagli avvocati Paolo Guidorzi, Eva Neri e Enrico Fantini erano chiamati , in vari ruoli, a rendere conto di ciò che accadeva all’interno del locale. Ma le «prove» dello sfruttamento e induzione alla prostituzione nel locale copparese non erano state raccolte, in quanto gli inquirenti avevano, di fatto, trasferito le accuse (queste sì provate e documentate da una indagine dell’allora dirigente della mobile di Rovigo, Leo Sciamanna, ieri testimone in tribunale) da Occhiobello a Copparo, pur non avendo mai verificato dal vivo la situazione all’interno del locale ferrarese. Alla fine, dopo 13 anni, un colpo di spugna processuale. Ma resta il processo di Rovigo, altro pezzo di archeologia.