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Quando il cuoco ha lo stipendio da fame

Quando il cuoco ha lo stipendio da fame

La denuncia di un aspirante chef che in un locale ferrarese percepisce 3,50 euro all’ora, lavorando ogni giorno 13 ore

31 ottobre 2014
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FERRARA. «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro» recita l'articolo 1 della nostra Costituzione. Concetto ripreso pochi punti dopo, «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Ma è un discorso che vale per tutti? Evidentemente no, almeno non in questo periodo. Ok la crisi, ok che tirare la cinghia è diventato il dogma per gran parte degli italiani, ma tra risparmiare e sfruttare c'è una differenza sostanziale. Che evidentemente, però, per alcuni esercizi del centro di Ferrara è troppo sottile, tanto da essere alle volte addirittura trascurata.

È dal settore della ristorazione che arriva la testimonianza di un giovane aspirante cuoco, sottopagato fino a una media di 3,50 euro all'ora, per turni giornalieri che, seppur separati da una doverosa pausa pomeridiana, arrivano a durare anche 13 ore. Non è uno scherzo, ma la situazione sembra non schiodarsi dal paradossale: «Purtroppo è così, uno inizia con entusiasmo, magari convinto di aver trovato un buon posto di lavoro dove formarsi professionalmente, e poi, dopo pochi giorni, si trova punto e a capo, perché accettare condizioni del genere è inammissibile. Va bene la gavetta, però fino a un certo punto. Il problema, però, è che il datore di lavoro spesso e volentieri non si fa nemmeno troppi scrupoli, perché tanto il ricambio è continuo: andato un cuoco ne arriva subito un altro, qualcuno che ha bisogno di lavorare lo trova sempre, e senza alterare il rapporto paga/ore».

Questo rende assolutamente difficile l'inserimento nel mondo del lavoro dei giovani: «Vengo da un corso professionale, ho una qualifica, sono abilitato a lavorare in cucina, da qualche parte dovrò pur cominciare. Ma come si fa ad essere incentivati ad andare a proporsi in un qualsiasi ristorante, magari del centro di Ferrara, dove i tempi e i ritmi sono molto sostenuti, sapendo che a fine giornata verrai pagato a voucher come se di ore ne avessi fatte, per esempio, 3 ben pagate invece che le effettive 13? Purtroppo questi episodi si ripresentano spesso, e non l'ho provato solo sulla mia pelle. Altri conoscenti hanno vissuto la mia stessa identica situazione, se non peggiore, ed è impossibile non demoralizzarsi». E spostandosi ai Lidi Ferraresi non si trova di molto meglio: «Uno stabilimento balneare mi aveva offerto un contratto stagionale a 2 euro all'ora, sia che dovessi fare 2 piadine che 50 secondi di pesce… E senza giorno libero. Io ho rifiutato perché sono condizioni umane inaccettabili, c'è poco da fare. Ma sicuramente per i gestori del locale non sarà stato un grosso cruccio, qualche volenteroso disposto a mettersi due soldi in tasca in tempo di crisi l'avranno sicuramente trovato».

Torna di moda la parola “choosy”: «No, qua non si tratta di essere schizzinosi. La voglia di lavorare c'è, anche facendo tanti sacrifici. Sarei ben contento di spaccarmi la schiena dietro ai fornelli oltre le canoniche 8 ore proverbiali, ma per un giusto compenso. Credo sia un diritto del lavoratore essere retribuito in maniera equa, ma purtroppo è sin dai primi colloqui che nascono gli equivoci». In che senso?: «Parlare di soldi e ore di lavoro è sempre difficile per ragazzi che di esperienza sul campo ne hanno poca come me, soprattutto in questi momenti.

Non si vuole rischiare di sembrare supponenti. Quindi ci si fida di chi ti offre il posto, della proposta di contratto ricevuta, nella speranza di avere a che fare con persone oneste che sappiano dare un giusto peso al lavoro altrui. Invece, al momento di aprire il portafoglio, ecco che arriva la brutta sorpresa, l'esercente inizia a trovare mille scuse, mille cavilli e trova sempre il modo di darti meno di quanto ti aspetteresti. Purtroppo a Ferrara funziona così. Sicuramente non ovunque, ma il problema dei lavoratori sottopagati nel settore della ristorazione è serio, e ovviamente penalizza le nuove generazioni». Nel mirino, anche alcuni importanti ristoranti nel centro della città o nelle immediate vicinanze: «È questo il problema: bei locali, belle location, un servizio accurato, piatti buoni e… dipendenti sfruttati. Nonostante i conti non salati, ma nemmeno da pub, un aiuto cuoco - al quale può essere chiesto di lavorare da vero e proprio cuoco - prende poco più di 3 euro all'ora. È rispetto questo? È integrazione?».

La risposta è semplice. Largo ai giovani, d'una volta…

Costantino Felisatti