«Minacciato da islamici». Ma non risulta
Il candidato Alan Fabbri : «Ho saputo di intimidazioni nei miei confronti». La circostanza non ha trovato riscontri
Alan Fabbri, il candidato leghista del centrodestra alla presidenza della Regione, ha annunciato di essere diventato bersaglio di «minacce di matrice islamica». A farglielo scoprire, però, non sono stati espliciti messaggi minatori. La sua è stata una rivelazione per via indiretta: il sospetto, come lui stesso riferisce alla “Nuova”, gli è sorto osservando una maggiore presenza delle forze dell’ordine vicino a casa sua. «Ho notato da una decina di giorni un aumento dei passaggi delle auto dei carabinieri nei dintorni della mia abitazione di Bondeno, che è un po’ isolata in campagna - spiega - Mi sono informato dalle forze dell’ordine è mi è stato riferito che erano giunte minacce di matrice islamica nei miei confronti. Di più non so».
Fabbri però può stare tranquillo, perché la sua deduzione si è rivelata infondata. Da quanto la “Nuova” ha potuto appurare attraverso specifiche e approfondite verifiche, i motivi dei maggiori passaggi di auto non hanno nulla a che fare con presunte minacce di matrice islamica, di cui non ci sono riscontri. Si tratta, semplicemente, di servizi di ordinaria amministrazione che vengono disposti nei confronti di soggetti di rilevanza pubblica, come è Fabbri in questo periodo in qualità di candidato a una carica importante come quella di governatore dell’Emilia Romagna. Da qui il potenziamento delle attività di monitoraggio. Niente a che vedere, dunque, con la volontà proclamata da Fabbri di rendere l’Emilia Romagna «una regione de-islamizzata», facendone una delle bandiere del suo programma elettorale, da concretizzare attraverso «una moratoria sulla costruzione di nuove moschee, controlli a tappeto contro i luoghi di culto mascherati da sedi di associazioni, niente più accoglienza indiscriminata, criteri premiali nell'accesso al welfare per la nostra gente».
È un Fabbri inedito quello lanciato in campagna elettorale, disposto a mostrare quegli artigli da falco mai sfoderati con uguale aggressività durante i suoi mandati da sindaco di Bondeno. Ecco quindi la proposta, poi derubricata a provocazione, di autobus separati per i rom, ecco l’attacco sferrato l’altra sera durante un incontro pubblico a Poggio Renatico: «Dopo 50 anni di sinistra, per fare campagna elettorale in Emilia-Romagna ci vuole il caschetto. Nella regione rossa per eccellenza si tollerano i 'fratelli nomadi' che aggrediscono i cittadini; per andare a bere un caffè in alcuni centri diventati feudi dei boss serve la Digos e se uno osa contestare le politiche pro-immigrati rischia di beccarsi minacce, con la silenziosa compiacenza della sinistra». Da qui la rivelazione: «Sono oggetto di minacce». Non da parte dei nomadi, ma di non ben precisati islamici.
Poco importa se questa circostanza non ha trovato conferme, Fabbri continua ad alzare l’asticella, dirottando i suoi strali verso la “dittatura rossa”: «Piuttosto dei salotti radical chic, tanto cari a Bonaccini, abbiamo scelto di condurre una campagna elettorale nelle periferie dimenticate dal sistema rosso, nei campi nomadi che drenano risorse e diventano spesso centri di delinquenza, nei luoghi delle infiltrazioni mafiose, tra minacce, aggressioni e tentativi d’intimidazione. Molta gente che ci sostiene ha paura di farsi vedere, perché il sistema-Pd potrebbe togliergli il lavoro o bloccargli la ricostruzione post sisma». E a proposito di terremoto, ricorda la famiglia di Nicola Cavicchi e il risarcimento di 1900 euro riconosciuto dall’Inail per la morte del giovane: «Renzi, a Ferrara, ha voltato le spalle a questo padre distrutto e dimenticato. Le morti del sisma pesano oggi sulla coscienza di un governo menefreghista».
Alessandra Mura