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I nodi della sanità tra liste d’attesa e riordino delle Asl

I nodi della sanità tra liste d’attesa e riordino delle Asl

Nell’agenda del futuro assessore con la delega regionale anche posti letto, punti nascita e rinnovo direttori generali

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Il primo tassello sarà la nomina dell’assessore alla sanità, poltrona ambitissima e di assoluto rilievo politico, visto che la sua attività assorbe l’80% del bilancio regionale. Entro qualche settimana l’incarico sarà assegnato dal neo-presidente Stefano Bonaccini (le voci danno in corsa tra gli altri il segretario bolognese del Pd, Raffaele Donini) e a quel punto verrà definita anche l’agenda delle priorità. I quattro anni del terzo mandato di Vasco Errani e del primo di Carlo Lusenti come assessore alle Politiche per la Salute sono stati quelli delle razionalizzazioni e del riordino dei servizi che in regione hanno colpito in particolare Bologna, Ravenna (accorpata con Forlì-Cesena e Rimini nell’Asl unica della Romagna) e Ferrara.

Territori dove i conti della sanità erano in sofferenza da anni, con una spesa storica pro-capite più alta della media, e dove la Regione è intervenuta pesantemente. La provincia estense, negli ultimi due anni, ha visto trasferire il suo ospedale da Ferrara a Cona: i 305 milioni di euro necessari per costruire il nuovo presidio in quasi 16 anni sono stati tra i motivi alla base della cura dimagrante imposta da Lusenti. Nel 2013 la Regione ha chiesto ad Asl e Sant’Anna di tagliare 50 milioni di euro di spesa. L’effetto quasi immediato è stata la chiusura di tre ospedali (Comacchio, Bondeno e Copparo), sostituiti, in qualche caso solo sulla carta come per ora è avvenuto a Bondeno, dalle cosiddette Case della Salute (una, denominata “Cittadella della Salute” è stata aperta anche a Ferrara, nella sede dell’ex Sant’Anna). Sono stati perduti 300 posti letto, è stata revisionata la rete degli ambulatori territoriali, sono stati accorpati i servizi ospedalieri, come la Pediatria del Delta. Il dossier del nuovo assessore dovrà tenere conto, fra l’altro, del piano di riduzione della spesa nazionale annunciato dal premier Renzi che dovrebbe gravare per circa 4 miliardi sulle spalle delle Regioni. Nuovi“sacrifici” quindi sono tutt’altro che esclusi ma per conoscerne l’entità bisognerà attendere il varo della legge di stabilità. Tra i primi atti a cui la Regione dovrà dare risposta sul fronte sanitario c’è la nomina di sette direttori generali tra cui figurano quelli dell’Asl di Ferrara (Paolo Saltari non potrà essere rinnovato per raggiunti limiti di età) e del Sant’Anna (Gabriele Rinaldi sta concludendo il primo mandato). Il giro di nomine si estende ad altri cinque manager: quelli dell’Asl di Reggio Emilia, delle aziende ospedaliere di Parma, Bologna e Reggio Emilia e dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna. Poi c’è la questione delle liste d’attesa. Bonaccini ci ha puntato in modo convinto durante la campagna elettorale. L’estensione al week end dell’apertura degli ambulatori, avviata in provincia a novembre, in pieno periodo elettorale, sarà sottoposta a verifica a febbraio e proprio per questa ragione difficilmente potrà essere revocata, almeno a breve termine.

Il nuovo titolare della delega dovrà anche riprendere in mano il dossier dei posti letto (l’indice in Regione è più alto del limite fissato dal decreto Balduzzi) e dei punti nascita (al Delta il numero dei parti è sensibilmente inferiore al limite “minimo” di 500 unità). Dovrà anche dirimere la contesa fra Sant’Orsola (Bo) e azienda Sant’Anna sulla futura sede del Centro screening per il tumore al collo dell’utero, scelta sospesa dopo la levata di scudi di Ferrara nel marzo scorso. Infine i possibili accorpamenti delle Asl. In Romagna il progetto è andato in porto tra molte difficoltà e proteste. Ma lo stesso Bonaccini aveva prospettato all’inizio della campagna elettorale un sistema regionale imperniato su cinque macro-Asl. (gi.ca.)