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Il tribunale dedica a Diego Mattelini la “sua” Aula D

Il tribunale dedica a Diego Mattelini la “sua” Aula D

Cerimonia in tribunale per ricordare il giudice scomparso La commozione del presidente Pasquale Maiorano

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Dieci settembre 1955-19 ottobre 2014. Le due date che racchiudono la vita del giudice Diego Mattelini sono incise sulla semplice targa con cui da ieri l’aula D del Tribunale è stata intitolata a suo nome. «Spetterà a tutti coloro che lo hanno conosciuto riempire quella targa con il loro personale ricordo, la loro immaginazione e le loro parole», ha spiegato nel corso della cerimonia il presidente del Tribunale Pasquale Maiorano, soppraffatto a più riprese da una profonda commozione nel ricordare il collega, ma soprattutto l’amico, scomparso prematuramente poco più di un mese fa.

Del resto l’aula D, al primo piano del palazzo di giustizia, da subito, fin dal suo arrivo a Ferrara era stata “l’aula di Mattelini”. Un’aula gremita ieri da avvocati, magistrati, addetti alla cancelleria, riuniti al “funerale ferrarese” del giudice. Prima ancora stata la sorella Cinzia a ringraziare il presidente Maiorano «per aver voluto ricordare mio fratello in un modo così indelebile speciale». Accanto a lei, gli occhi lucidi, la figlia Guia con la mamma Anna.

Tutti, dalla rappresentante dell’Unione Camere Penali Alessandra Palma al presidente dell’Ordine degli Avvocati Piero Giubelli, dal presidente della sezione Penale Luca Marini alla rappresentante del Csm Silvia Giorgi, hanno ricordato la professionalità, la preparazione, la cultura e la grande umanità che avevano fatto conquistare al giudice Mattelini un posto speciale nel cuore di tutti, imputati compresi.

Ma è stata una delle sue tirocinanti, Anna Barioni, a toccare le corde più profonde, consapevole che l’incontro con il giudice Mattelini, pur nel breve tempo concesso, è stato di quelli che lasciano un’impronta «che resta anche dopo che si sono asciugate le lacrime».

Diego Mattelini non aveva ancora cominciato a invecchiare, «perché si invecchia quando si smette di ridere, e lui invece sapeva far ridere e pensare, con ironia, e la rara capacità di entrare nelle cose con curiosità». Così come speciale «e non abbastanza apprezzata», era la dote di «saper ascoltare, per poi consolarti offrendoti un cioccolatino, con la nonchalance di chi signore lo è per davvero».(a.m.)