La Nuova Ferrara

Ferrara

Quando alle Regionali votava il 97% dei ferraresi

di Gian Pietro Zerbini

Rispetto alle prime elezioni del 1970 si sono persi quasi 180mila voti Il record di Siconolfi nelle preferenze e le curiosità delle passate nove tornate

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Quando alle Regionali andava a votare nei seggi ferraresi oltre il 97,35% degli aventi diritto. È successo alle prime elezioni per eleggere i rappresentanti del consiglio regionale dell'Emilia Romagna ed era nel lontano 1970. Sono passati 44 anni ma sembra un'era geologica fa se raffrontato al misero dato di domenica scorsa con un desolante 37,38% di affluenza complessiva. In pratica in quell’anno record andarono a votare 287.741 elettori ferraresi, quasi il triplo dei 109.668 che hanno votato domenica (circa un -180mila). La politica in quel tempo era meno volubile e sicuramente più sentita. Soprattutto il rito delle elezioni era qualcosa che mobilitava tutti, anche i più indifferenti. Non c'erano internet, tv locali e giornali on line, per cui i primi risultati si potevano leggere dopo poche ore nel poco tecnologico tabellone allestito in piazza Municipale con i numeri che sembravano le palette dello Zecchino d'Oro. Per la cronaca quell'anno da Ferrara andarono ben 6 consiglieri in regione, dato dimezzato ai giorni nostri. Tre erano del Pci, che in termini di voti conquistò il 45,2% dei consensi: Giuseppe Ferrari, Radames Stefanini e Romano Punginelli a Bologna andarono anche Giancarlo Guarelli per il Psu, Renzo Santini per il Psi e Guido Zanardi della Dc. Quest'ultimo ottenne il record di preferenze con 7.965 voti, nonostante il 20,7% ottenuto in termini complessivo di voti dal suo partito. Una caratteristica questa che rimarrà anche nelle altre elezioni regionali della Prima Repubblica con il più votato che era sempre un democristiano a testimonianza che evidentemente molti elettori del Pci preferivano votare solo il simbolo.

Cinque anni dopo sempre un altro eloquente 97% di affluenza alle urne ma solo 4 i consiglieri ferraresi in regione con le conferme di Ferrari, Stefanini, Santini e Zanardi.

Nel 1980 i votanti sono scesi al 95,7% e ancora 6 ferraresi a Bologna: tre del Pci (a quota 47,5%) con il sindaco uscente Radames Costa, oltre all'omonimo Stefanini e a Giuseppe Corticelli i tre insieme ottengono poco più delle stesse preferenze raccolte dal democristiano Paolo Siconolfi (8.795 voti) nonostante la forbice tra i due maggiori partiti fosse leggermente aumentata a favore del Pci. In aumento il Psi con Giovanni Piepoli eletto e buon risultato anche per il Psdi che portò in regione Aldo Zappaterra.

Cinque anni dopo altri tre esponenti del Pci in Regione: Alessandra Zagatti, Radames Costa e Giuseppe Corticelli (in ordine di preferenze), Paolo Siconolfi fa ancora il pieno di voti sfiorando le diecimila preferenze, conferma anche per Giovanni Piepoli. Situazioni costanti in termini percentuali per i partiti con il Psi craxiano che erode un po’ di voti al Psdi che non riesce ad eleggere il consigliere.

L'ultima legislatura regionale con i partiti della Prima Repubblica inizia dopo le elezioni del 1990. Il Pci sconta l'effetto “muro” e perde quasi il 5% e riesce a portare a Bologna due consiglieri: Alfredo Sandri (che poi diventerà assessore regionale al turismo) e Alessandra Zagatti, ma per la terza volta consecutiva il record delle preferenze va ancora a Siconolfi, in assoluto il candidato ferrarese più votato alle regionali con 28.247 voti se si contano anche le preferenze che ottenne nel 2000 con i Popolari, ma in questo caso non bastarono per andare in Regione. Tornando al 1990 il quarto ferrerese eletto è stato il presidente della Provincia uscente, il socialista Carlo Perdomi, che divenne poi assessore regionale al bilancio, forte di un buon risultato personale.

Nel 1995 il Pds ottiene un buon 42,47% e porta in regione i due Alfredi: Bertelli e Sandri, bene anche la destra con Alberto Balboni (An) e Giorgio Dragotto (Forza Italia) che ottengono un seggio a Bologna, alleati ma ben presto duellanti. La percentuale di affluenza, nonostante gli effetti di Tangentopoli sfiora ancora il 90%.

Nel 2000 i Ds scendono al 35,1% e portano in regione solo Bertelli che supera per 538 preferenze Alessandra Chiappini che sfiora il seggio. Confermati il forzista Dragotto e Balboni (An) anche se quest’ultimo cederà il posto a Bologna un anno dopo al primo dei non eletti Vittorio Lodi perché eletto al Senato. L’affluenza scende al 81,30%.

Nel 2005 fa la sua comparsa Uniti per l’Ulivo che con il 48,03% dei consensi riesce a portare a casa due consiglieri Roberto Montanari (che segna il record di preferenze in una sola tornata con 15.120 voti) e Tiziano Tagliani che nel 2009 eletto sindaco di Ferrara lascerà poi il seggio a Sergio Alberti. Terza conferma per Giorgio Dragotto che strappa il seggio nonostante il calo di Forza Italia al 18,21% contro il 23.43 di cinque anni prima. Nuova flessione per l’affluenza che scende al 76,67%.

Cinque anni dopo, elezioni del 2010, il Pd scende al 38,81% e porta a Bologna ancora Roberto Montanari che però quasi dimezza le preferenze. Nel listino del riconfermato presidente Errani viene promossa anche Daniela Montani, ma per un pasticcio burocratico deve dimettersi. L’altro consigliere eletto è Mauro Malaguti del Pdl che a sorpresa vince il derby contro Giorgio Dragotto che sancisce di fatto il sorpasso a Ferrara dei poteri all’interno del partito berlusconiano degli ex An nei confronti degli ex forzisti.

Infine il voto del 23 novembre che rimane in assoluto il dato più basso di affluenza a Ferrara, battuto solo da qualche referendum che negli anni scorsi non ha raggiunto il quorum. Per tutti i partiti, vincitori e vinti, si apre una doverosa riflessione sull’istituto del voto e sulla democrazia partecipata.