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Scarcerati dopo l’ergastolo

Scarcerati dopo l’ergastolo

Omicidio di Paula Burci, adesso liberati i due assassini dopo le condanne e tutti i processi annullati

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Avevano davanti il carcere a vita, ergastolo, per aver ucciso una giovane ragazza rumena che non voleva più prostituirsi, la 19enne Paula Burci. Ora, però, sono quasi liberi e hanno solo obblighi di dimora, di firma e divieto di espatrio. Entrambi, lui e lei, Sergio Benazzo, idraulico di Villadose di Rovigo e Gianina Pistroescu, rumena e sfruttatrice di prostitute, sono gli assassini (presunti, per un inghippo giudiziario,pur condannati a due ergastoli) di Paula Burci. E così, la Giustizia dopo 8 anni - dal 27 marzo 2008 quando venne ritrovato nella golena del Po, a Zocca di Ro,il corpo minuto della ragazza, uccisa e massacrata di botte e poi bruciata - deve ancora a fare giustizia della morte della ragazza. Perchè i due assassini (presunti) sono di fatto oggi liberi, pur con obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria (ogni giorno debbono firmare dai carabinieri), di dimora (debbono abitare nel luogo di domicilio e non uscire la notte) e il divieto di espatrio con ritiro del passaporto.

La storia dicevamo è una storia di giustizia, negata, per Paula. Ma anche di una giustizia che applica le regole e i codici, che valgono per tutti. Ma per far capire l’intricata matassa tecnico-giuridica occorre spiegare le varie tappe della storia: dopo i processi di Ferrara e Bologna in cui Benazzo e la Pistroescu vennero condannati all’ergastolo, la Corte di Cassazione nel luglio scorso annullò tutto: perchè il processo per omicidio si doveva celebrare fin dall’inizio a Rovigo. E mandò atti e carte a Rovigo. Qui i giudici locali, tentando di salvare il salvabile hanno potuto far bene poco: poichè i difensori dei due assassini, applicando regole e codici, che valgono per tutti, sono riusciti ad ottenere la scarcerazione per decorrenza dei termini della custodia cautelare: pochi giorni fa, il tribunale del riesame di Venezia ha confermato la loro quasi libertà, bocciando il ricorso della procura di Rovigo contro il provvedimento di scarcerazione.

Rovigo perchè - dicevamo - dopo 4 anni di processi tra Ferrara e Bologna, con la competenza territoriale della nostra provincia (il corpo della ragazza venne trovato nel Ferrarese), la Corte di Cassazione ha trovato l’inghippo e cancellato tutto, indicando che il processo non si doveva fare a Ferrara ma a Rovigo, poichè era emerso - in questi anni durante i processi e attraverso le testimonianze - che la ragazza venne uccisa, massacrata di botte, colpita nel corpo con coltelli e a martellate nella casa dove «lavorava» nel Rodigino, e poi trasferita sull’argine a Zocca di Ro e qui bruciata. A dire il vero, tra luglio e agosto scorsi, i giudici di Rovigo si mossero subito: chiedendo nuovi arresti in carcere per i due, ottenendoli dal giudice (il 19 agosto). Poi però, il 23 settembre, lo stesso giudice, ha dovuto dar ragione ai difensori dei due assassini, che chiesero la scarcerazione per le regole che dicevamo: i due avevano già scontato diversi anni in carcere per l’omicidio di Paula e ora sono solo indagati per omicidio, non imputati (non c’è rinvio a giudizio) e non condannati. Perciò le regole sulla custodia cautelare prevedono che dopo un periodo di tempo, una persona non debba più stare in carcere se non si sono avute nel frattempo sentenze o provvedimenti dei giudici: c’erano ma sono state annullate. La sentenza che ha confermato la quasi libertà dei due è stata accolta con soddisfazione dai legali. Gli avvocati Rocco Marsiglia e Francesco Martinolli sono lapidari: «non possiamo che essere soddisfatti perchè finalmente incontriamo dei giudici (gip di Rovigo e Tribunale della libertà di Venezia) che nei loro provvedimenti utilizzano come unica stella polare il codice di procedura penale, e lo applicano in modo lineare, senza spericolate arrampicate sugli specchi».

Daniele Predieri