Vittime di reati gravi. Una Fondazione li aiuta a ricominciare
Dei 193 casi trattati finora in regione, undici sono ferraresi. Dalle spese scolastiche ai mutui: ecco come fare domanda
In principio c’è stata una donna rimasta sola con due figli, dopo la morte del marito per mano omicida. Lei, “vittima di secondo livello” insieme ai suoi due bambini, è stata il “caso zero” della Fondazione Emiliano Romagnola per le vittime dei reati, nata dieci anni fa proprio sull’onda di quella vicenda.
Una tragedia «che ha contribuito a rafforzare la consapevolezza che i sopravvissuti, o le stesse vittime di reati gravi come stupri, maltrattamenti, stalking, lesioni, o tentati omicidi, spesso si trovano a dover affrontare necessità pratiche urgenti e non sanno come fare, perché i tempi di risarcimento della giustizia sono lunghi», spiega Elena Buccoliero che da settembre dirige la Fondazione. Da allora gli interventi di sostegno in tutta la regione sono stati 193, impegnando 145mila euro per coprire spese scolastiche, mediche o altre necessità come affitti, mutui o supporto psicologico. Nella provincia di Ferrara gli aiuti sono stati finora indirizzati a 11 persone che avevano subìto le conseguenze di gravi reati dolosi (non sono inclusi quindi gli incidenti stradali). Tra questi, una ragazza che aveva denunciato gli abusi del padre, una donna seriamente ferita durante una rapina, una agente della Municipale ferita da un paziente psichiatrico durante un Tso , un uomo rimasto invalido e senza lavoro dopo un tentato omicidio, una donna perseguitata per sei anni dal suo ex.
Non sono mancati noti casi di cronaca: un carabiniere ucciso in servizio; un’anziana assassinata in casa dall’ex nuora e dal nuovo compagno; il padre di due figli minorenni morto dopo una lite all’uscita di un locale notturno: due bimbi rimasti orfani della madre, per mano del padre. Storie diverse, accomunate dallo smarrimento “del giorno dopo”, dal bisogno di ricucire una quotidianità brutalmente spezzata. «In Regione è scaturita una riflessione, poi estesa ad altri rappresentanti della comunità, sulla necessità di dotarsi di uno strumento più agile per far fronte a queste richieste, di affidare le risorse a un soggetto esterno, con meno vincoli a fornire gli aiuti», continua Buccoliero.
Da qui la nascita della Fondazione, i cui soci sono la Regione, le Province e tutti i Comuni capoluogo. Destinatari del sostegno sono le vittime di reati gravi avvenuti nel territorio regionale, oppure i residenti nella Regione rimasti vittime di reati gravi in qualunque parte d’Italia. La richiesta di intervento della Fondazione deve essere formulata dal sindaco del Comune in cui si è verificato il fatto o dal sindaco del Comune di residenza della vittima. Spesso le segnalazioni provengono dai legali delle parti offese, da operatori sociali o dai diretti interessati. Spetta alla direttrice tenere i rapporti con le amministrazioni e con i richiedenti aiuto. I tempi del sostegno, si diceva, sono più brevi rispetto a quelli della giustizia: non bisogna aspettare una sentenza definitiva, spesso basta l’evidenza del reato (pur senza individuarne il responsabile), o una denuncia ben dettagliata, o ancora un patteggiamento o un primo grado di giudizio.
E se dai 5 casi del 2005 la Fondazione è arrivata a gestire una trentina di casi all’anno, «c’è la volontà di avvicinarci il più possibile ai territori», spiega Buccoliero. Da qui l’idea di organizzare una serie di incontri in tutta la regione. Quello ferrarese è fissato per giovedì 11 dicembre alla Sala della Musica, nell’ambito del progetto “Violenza di Genere e Rete Locale”.
Altro aspetto cruciale riguarda il Fondo gestione della Fondazione, alimentato dalle quote dei soci fondatori. La riforma delle Province, e il loro svuotamento, rischia di far venir meno un tassello importante. L’ipotesi è quella di sensibilizzare l’Unione dei Comuni e le amministrazioni più grandi affinché subentrino come soci aderenti e forniscano il loro contributo. Che è, a ben vedere, un investimento.