La Nuova Ferrara

Ferrara

Poltrone e Pd

Suscettibili per la casta e la catasta

di STEFANO SCANSANI

Il fondo del direttore Stefano Scansani sui rapporti fra politica e aziende pubbliche.

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Ridurre l’attività politica a una catasta di poltrone agita, sorprende, infastidisce. Bene. La nostra inchiesta sui posti assegnati in aziende pubbliche o partecipate è appena cominciata e già fa rumore. La Nuova Ferrara è neanche a metà dell’opera e molto soddisfatta. Nell'edizione di ieri la prima pagina era titolata “Sindaci ex? Poltrone nuove”. Sottotitolo più dettagliato: “Un posto dopo l'altro. Da capi di Comune a capi d'azienda”. I coinvolti in quella prima puntata sono stati: Filippo Parisini, ex sindaco di Ro, che si scopre essere diventato presidente di Ferrara Fiere (per il suo predecessore Nicola Zanardi è stato creato un posto da amministratore delegato), e vice presidente di Sipro; Gian Paolo Barbieri, ex sindaco di Portomaggiore, è diventato presidente di Area; Lorenzo Marchesini, già sindaco di Mesola, è divenuto presidente di Delta 2000; Gian Carlo Malacarne, ex sindaco di Massa Fiscaglia, ha incarichi da Delta 2000.

Sono tutti uomini del Pd, e se non lo fossero li avremmo comunque annoverati nell’inchiesta. Che già oggi conosce piacevolmente una sospensione, perché i chiamati in causa hanno qualcosa da dire, chiarire, confutare. Ovvero tutti del Pd, ma ognuno con una sua propria storia professionale precedente o competenze maturate per le quali nulla la Nuova ha da obiettare.

Porta ragioni inscalfibili anche il segretario provinciale (autosospeso per le elezioni regionali nelle quali è stato eletto consigliere). Paolo Calvano nella serata di ieri non ha voluto dire la sua al telefono, ha chiesto di essere intervistato nella nostra redazione per esprimere più chiaro e solido il suo pensiero sul sistema che elementarmente si chiama "delle poltrone". Accontentato.

Siccome il nostro/vostro è il giornale quotidiano dei ferraresi, è bene ricordare che fra tanti servizi realizziamo anche le inchieste, non guardiamo in faccia a nessuno e facciamo opposizione a tutti. Chiaro.

Se poi l’inchiesta produce precisazioni, dibattiti e l’emersione di altre verità, essa è un successo.
I nominati, i coinvolti, i citati stiano tranquilli. La Nuova Ferrara non partecipa a persecuzioni politiche, nel caso non è a caccia di amministratori mangiasoldi (ma se ci sono stiano in guardia), non è contraria all’avanzamento delle carriere degli amministratori pubblici. Anche se è vero che l’interesse e le domande, seppur populisti, intorno a questo argomento sono molto acuti. E aggiungo legittimi.

Basti riflettere sul periodo di crisi, l’epoca del sospetto, il momento della protesta totale, i giovani, i meno giovani, i depressi e gli specializzati, i volenterosi e i pazienti alla ricerca di un lavoro, in attesa di una opportunità i concorsi che non ci sono o non si fanno, l’avversione o la sfiducia nella politica.
All’origine di questa inchiesta vagano tre interrogativi.
Perché sempre e comunque la politica o, meglio, il partito come fosse un tappeto volante o un nastro trasportatore accompagna chi è a fine mandato verso nuove e certe prospettive? E sempre nell’apparato delle aziende pubbliche e partecipate? Questo non è un sistema di casta?

Perché un ex amministratore pubblico ritiene un suo diritto conseguire un posto in queste aziende? Eppure la sua precedente esperienza era stata libera e di puro servizio. E i consensi (voti) meritati per fare il sindaco con possono rappresentare un lasciapassare per diventare presidente di una partecipata.
Ultima domanda, ma fondamentale. Perché la gente viene a conoscenza di queste nomine per caso? Perché la politica e le amministrazioni coinvolte non annunciano le nomine e non le motivano?
I tempi che corrono esigono trasparenze. L'irritazione politica per la catasta di poltrone che ieri abbiamo riprodotto in prima pagina è insostenibile rispetto a questa catena: incarico pubblico - denaro pubblico - interesse pubblico.
Stefano Scansani
s.scansani@lanuovaferrara.it