Palazzo Bellini, la mostra per non dimenticare
Disabili e mondo dell’infanzia al centro della rassegna inaugurata a Comacchio che documenta le atrocità compiute dai nazisti col programma “Aktion T4”
COMACCHIO. Presenti gli alunni di alcune classi dell'Istituto comprensivo, ieri mattina è stata inaugurata a palazzo Bellini la mostra, patrocinata dal Comune e organizzata dall'Anpi in collaborazione con l'Anffas Ferrara, intitolata "Perchè non accada mai più, ricordiamo!". L'esposizione, visitabile a ingresso gratuito fino al 6 febbraio, è frutto di una meticolosa raccolta fotografica realizzata da Virginia Reggi, ex presidente della sezione di Lugo dell'Associazione Nazionale famiglie di persone disabili e messa a disposizione di tutte le altre sezioni italiane. «Per noi è molto importante questa mostra - ha dichiarato Franca Chiodi, presidente provinciale di Anffas - perché ci occupiamo di disabilità e il nostro scopo è tutelare i diritti delle persone con disabilità, affinché abbiano pari dignità a tutti gli altri. Anche la presenza degli alunni ci fortifica, perché è fondamentale conoscere la storia di un periodo tragico, in cui tanti bambini disabili sono stati usati come cavie, per commettere atrocità poi sfociate con lo sterminio di milioni d’innocenti». Anche Daniele Civolani, presidente dell’Anpi provinciale e Vincenzino Folegatti, presidente della sezione locale, hanno convenuto sul ruolo che tutti devono svolgere per impedire che possano accadere ancora simili fatti. L'iniziativa apre il programma degli eventi dedicati al Giorno della Memoria, che proseguirà il 29 gennaio con la deposizione di corone al Parco della Resistenza e con lo spettacolo, "Erano dei bambini" che porteranno in scena gli stessi alunni. «Con questa mostra vogliamo aprire una profonda riflessione sul programma Aktion T4 con cui nel 1939 la Germania nazista - ha commentato il presidente Anpi di Comacchio, Folegatti -, ha effettuato una sorta di prove generali di quelli che divennero poi i campi di sterminio, utilizzando bimbi disabili per esperimenti, inducendoli a morte con l'eutanasia». Civolani si è poi soffermato sulle conseguenze aberranti di un programma «che non aveva nulla di pietoso, ma era impostato su un calcolo dei costi per la società delle persone disabili, come se il valore della vita umana potesse comportare un prezzo. Chi non era utile era destinato ad essere eliminato. Dobbiamo invece insegnare il rispetto del prossimo e dei suoi bisogni».