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Il patrimonio degli ex Ds? «Per ora non lo diamo al Pd»

L'ex sede Ds di viale Krasnodar
L'ex sede Ds di viale Krasnodar

Lodi, presidente della Fondazione L’approdo: gestiamo bene, strategie decise a livello nazionale 5 milioni in immobili, molte compravendite, utili alle iniziative politico-culturali. «Ma niente elezioni»

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Il Pd ferrarese si sta inoltrando in un congresso nel corso del quale, oltre ad eleggere il nuovo segretario al posto di Paolo Calvano, dovrà anche affrontare i problemi di bilancio. Mantenimento delle più piccole feste di partito, stipendi ai funzionari piuttosto che ai dirigenti eletti, incassi dal tesseramento: sono questioni vitali per un partito privo da sempre del materasso finanziario gonfiato da decenni di attività del Pci-Pds-Ds. Questo perché resiste, a distanza di quasi otto anni dalla nascita del Partito democratico, la separazione degli asset patrimoniali e anche della liquidazione dei vecchi Ds. La questione è stata nuovamente sollevata, di recente, dall’ex tesoriere Giorgio Bottoni, ma la soluzione sembra lontana: «Non c’è un orientamento da parte del sistema delle fondazioni ex Ds di mettere mano all’attuale sistema, che peraltro garantisce una gestione efficiente del patrimonio» riferisce Bracciano Lodi. L’ex segretario e assessore provinciale è stato riconfermato alla presidenza della Fondazione L’Approdo, scelta nel 2007 dalla direzione provinciale Ds per “mettere al sicuro” il patrimonio immobiliare del partito: non le case del popolo, che sono riunite in una cooperativa, ma le sedi partitiche, oggi come ieri affittate alle sezioni «agli stessi canoni che abbiamo ereditato» spiega Lodi.

Il “tesoretto” immobiliare è costituito da una trentina di immobili, del valore iscritto a bilancio (l’ultimo reso pubblico è al 31 dicembre 2012) di oltre 5,4 milioni di euro. Una ventina di loro sono affittate al Pd, in questi anni c’è stata qualche variazione anche significativa della dotazione iniziale. L’edificio di viale Krasnodar, sopra il supermercato, non è più sede provinciale Pd, trasferita in via Frizzi negli uffici di proprietà di un’immobiliare romana, ed è attualmente vuota: trattative in corso per la “valorizzazione”. Le sedi di Goro e via Colomba, in città, sono state cedute, sono state acquistate le sedi Pd di Copparo e Argenta (da Sorgeva), a Bondeno è stata venduta la sede vecchia e comprata quella nuova. Con la recente unificazione tra i circoli di via Bologna e Foro Boario, quest’ultima sede è stata affittata all’associazione regionale sommelier. Il bilancio è in attivo, 26.255 euro nel 2012 (il 2014 sarà più dura a causa di viale Krasnodar deserto): come vengono impiegati gli utili? «Li mettiamo in un fondo per la riqualificazione degli immobili (oltre 1 milione in “altre riserve”, ndr) e nell’organizzare iniziative che, statutariamente, devono essere di carattere politico-culturale nell’ambito della sinistra italiana ed europea» racconta il presidente della Fondazione. Nel 2014 si elencano la Notte Rossa dei popoli e dei diritti, in ottobre, il 25 aprile in piazza, la scuola di formazione politica del Pd e il sito sulla storia del Pci ferrarese, dall’1 febbraio online per iniziativa dell’Istituto di storia contemporanea. Nessun supporto alle iniziative elettorali, «nè di partito nè di singoli esponenti e nemmeno di correnti, non possiamo effettuare finanziamenti di questo genere» chiarisce Lodi.

Tutto cambierebbe in caso di passaggio del patrimonio al Pd, uno scenario che però sembra al momento escluso. Da parte di chi? «La nostra Fondazione è autonoma e potrebbe quindi decidere un passo del genere, peraltro è il Consiglio d’indirizzo (cinque membri eletti a vita: Secondo Cusinatti presidente, Severino Franco, Riccardo Baricordi, Alberto Bovinelli e Daniele Zoli consiglieri, ndr) a deliberare sulle strategie. Tuttavia - è sempre il presidente a parlare - le Fondazioni ex Ds sono riunite in coordinamento nazionale ed è lì che vengono presi certi orientamenti». Il coordinatore nazionale è Ugo Sposetti, ex tesoriere Ds e senatore Pd. E lui, secondo Lodi, a chi risponde? «Alla politica, si può dire...».

Stefano Ciervo

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