La Nuova Ferrara

Ferrara

«Anche Poletti sapeva di Costruttori»

di Daniele Predieri
«Anche Poletti sapeva di Costruttori»

Ricci: noi la vera coop riconosciuta da Lega e l’attuale ministro. Salvarono Cmc perchè dicevano che eravamo saputelli

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BOLOGNA. E’ sprezzante, caustico, allusivo, convincente e credibile, Renzo Ricci Maccarini. Più del suo «capo», il presidente Giovanni Donigaglia, che gli ha fatto sempre ombra e che ieri mattina ha parlato anche lui per difendersi dall’accusa di aver causato il più grande crac del Dopoguerra a Ferrara.

Crac senza spiegazioni. Nell’aula Bachelet della Corte d’appello, ieri a Bologna, nel suo racconto ai giudici, Ricci Maccarini, vicepresidente di Coopcostruttori, ha fornito mille sfaccettature e spiegazioni di un crac che ancora oggi, però, non ha spiegazioni, vista la sentenza di primo grado del processo che non ha spiegato granchè. Un racconto sprezzante con «il popolino», come forse allude a gente e stampa che da 10 anni, dice e scrive, che il buco del crac Costruttori è di un miliardo «mentre tra attivo e passivo era solo di 250milioni di euro». Caustico con i dirigenti Unipol e Finec, primo tra tutti Consorte «gente che guadagna 7/8mila euro al mese, e Consorte che è venuto a testimoniare contro di noi, che ha preso parcelle per consulenze da 22 milioni di euro, quando noi prendevamo 1500 euro al mese».

Noi eravamo la vera coop.

Allusivo, non le manda a dire ai massimi dirigenti di LegaCoop che hanno deciso la vita e la morte della Costruttori, ai vari Checcoli, Buzzi, Carpanelli e anche Poletti, «l’attuale ministro», sottolinea ai giudici, allusivo fin troppo. «Furono loro - dice - a riconoscerci non in modo formale, anche Poletti - ripete il nome dell’ex presidente nazionale di Lega Coop, ndr - che eravamo una vera coop, non una azienda travestita da cooperativa, quelle che facevano solo gli interessi dei dirigenti e non quelli dei lavoratori». Gli stessi dirigenti che nel 1997 e negli anni a seguire garantirono per Costruttori, nonostante Consorte e i suoi dicessero che la Coop «era già decotta».

Perchè dissero no. E’ un racconto, quello di Ricci Maccarini a braccio, che dà anche una spiegazione, per la prima volta, del perchè la Coopcostruttori non fu salvata e aiutata, fin dal 1997. Quando venne sottoposta ad esame economico da Unipol e Finec, che avrebbero dovuto aiutarla ad uscire dalla crisi. In quella stessa epoca, 1997, Unipol (cassaforte della Lega e del partito, allora), Finec (finanziaria di Unipol e Lega) e Legacoop salvarono il colosso Cmc di Ravenna, imponendo nuovi manager e strategia aziendale, non lo fecero con la coop di Argenta.

Anni fa un dirigente disse.

Ecco il perchè, spiega Ricci: «Incontrai anni fa, dopo il crac e durante i processi - spiega ai giudici - un dirigente Cmc (prima non fa il nome, poi per dare credibilità al racconto, lo dice, era Giovanni Camerani, ndr) che mi disse che non fummo salvati perchè avevamo sbagliato tattica, avremmo dovuto fare come loro, che presero le chiavi di Cmc e le portarono a Consorte, dicendogli ‘Adesso ci dite come si fa’. Perchè non ci aiutarono? Perchè, disse (Camerani, ndr) ‘voi volevate fare i saputelli».

Saputelli e troppo naif. Saputelli, visti male, malissimo dal mondo coop, considerati «parenti poveri», e naif: «eravamo i dirigenti che guadagnavano poco più di un operaio, mentre altri 7 volte tanto». Oggi da massimo dirigente è accusato di aver causato il crac, di non essersi arricchito ma di aver fatto atti fraudolenti e altro (i capi d’accusa) per mantenere il proprio prestigio sociale. «Prestigio sociale? Ho vissuto per 30 anni in Coop per aver stima e rispetto che oggi non ho più e a 65 anni mi trovo in mano una condanna inimmaginabile». Non solo penale ma «morale e sociale, e ancora oggi non so quale colpa dobbiamo avere».