Il Cepim: ora proteggere l’ausiliaria
«Ora bisogna solo proteggerla e aiutarla. Basta clamore e strumentalizzazioni». Non usa giri di parole Franca Felicioli, direttrice dei Servizi Riabilitazione e Integrazione Lavorativa del Cepim di...
«Ora bisogna solo proteggerla e aiutarla. Basta clamore e strumentalizzazioni». Non usa giri di parole Franca Felicioli, direttrice dei Servizi Riabilitazione e Integrazione Lavorativa del Cepim di Genova, psicologa ed ex direttore del Centro ligure. La dottoressa, che ha seguito fin dai primi anni la persona down al centro della vicenda, ripercorre il percorso intrapreso. «Due - dice - sono le fasi nelle quali l'abbiamo seguita: il primo, il momento riabilitativo, nel periodo dell'infanzia. Il secondo, in età adulta, per i problemi riguardanti la formazione e l'avviamento al lavoro». Sei anni fa si è concluso il rapporto tra il Cepim e la persona down, con la relazione attestante la sua idoneità al lavoro. «È normale però che, anche dopo aver rilasciato questa certificazione, ci possano essere ricadute, può capitare a chiunque. Il problema - prosegue Franca Felicioli - è culturale-etico, nel senso che la madre della bimba evidentemente coltiva forme di resistenza, di intolleranza nei confronti della disabilità».
La persona down in questione «appoggia le educatrici, e a sua volta è da loro aiutata. Ha sempre eseguito correttamente i suoi compiti, la sua preparazione non è assolutamente da mettere in dubbio» conclude Felicioli che ha consigliato «alla famiglia di tenerla il più possibile lontana dal clamore. È una persona sensibile. Ora bisogna solo proteggerla, non coinvolgerla né tantomeno strumentalizzarla».
Andrea Musacci