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Chirurgia a pagamento, ecco le tariffe

Chirurgia a pagamento, ecco le tariffe

Attività libero professionale in sala operatoria. Al Sant’Anna un’ernia inguinale costa 3500 euro, la mammella 6500

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FERRARA. Nonostante le prestazioni in libera professione siano richiestissime dall’utenza sanitaria in cerca di “scorciatoie”, per molti versi l’attività libero professionale (alp) si presenta al pubblico come un pianeta in buona parte sconosciuto. Poco si sa ad esempio dell’alp in regime di ricovero e dei costi degli interventi chirurgici eseguiti a pagamento nelle strutture pubbliche, come gli ospedali.

La Nuova Ferrara ha dedicato diversi articoli a questo tema nei mesi scorsi indicando anche i compensi dei professionisti dell’azienda Sant’Anna e degli ospedali dell’Asl che forniscono prestazioni in alp. Servizi che rientrano legittimamente, è bene chiarirlo, nel paniere dell’offerta sanitaria pubblica e che hanno costi variabili. Ecco alcuni esempi di tarifffe applicate dall’ospedale Sant’Anna: exeresi (asportazione) di linfonodo sentinella in regime ordinario 3.259 euro, in day surgery 2.762 euro; intervento ernia inguinale in paziente maggiorenne e senza complicazioni 3.536 euro; mastectomia subtotale (asportazione di una parte della mammella) 6.497 euro. Questi i costi sostenuti dai pazienti (privati) per alcuni degli interventi più frequenti ai quali si aggiunge una quota (pubblica) finanziata dalla Regione.

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Il prezzo complessivo copre i costi di professionista, collaboratori e altro personale di supporto, ammortamento di beni e attrezzature. Queste prestazioni si possono considerare di fatto un arricchimento del “listino” che va incontro alle richieste dei pazienti legati da un rapporto di fiducia ad uno specifico professionista. Il risvolto della medaglia è rappresentato da un aspetto che da alcuni anni è stato più volte segnalato dalla stampa locale, dall’utenza e dagli stessi chirurghi che hanno dovuto fare i conti con un notevole diradamento delle sedute in sala operatoria. Chi conosce bene i meccanismi della sanità dice che in questo modo «le aziende sanitarie riducono l’utilizzo della componente più costosa, il personale (in questo caso specializzato), per far quadrare i bilanci».

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La riduzione dell’attività operatoria è comunque un fatto sul quale sono più volte intervenuti i direttori generali delle aziende sanitarie, in particolare del Sant’Anna. Sull’alp in generale (interventi, visite ed esami) è da ricordare la recentissima lettera inviata alla Nuova dal dg del Sant’Anna, Tiziano Carradori, che ha stigmatizzato la presenza di un «nomenclatore ferrarese» (lista di prestazioni e costi) disallineato dal «contesto regionale». Il direttore sanitario, Eugenio Di Ruscio, conferma che «abbiamo notato che alcuni costi di prestazioni in alp venivano accorpati e quindi abbiamo ordinato di cambiare le modalità di registrazione per consentire una maggiore trasparenza e una verifica più precisa e puntuale dell’attività esercitata in azienda». (gi.ca.)