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Di bullismo omofobo si muore

Di bullismo omofobo si muore

Il fenomeno è in crescita a Ferrara e sono ancora troppo poche le segnalazioni

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Una vittima di bullismo omofobo spesso è vittima due volte. Perché se gli adolescenti perseguitati dai compagni a causa dell’aspetto fisico, del colore della pelle o del carattere timido possono trovare tregua e conforto a casa, i coetanei che subiscono angherie per l’orientamento sessuale (reale o presunto) rischiano di trovare tra le mura domestiche un prolungamento dell’inferno scolastico.

È uno degli spunti di riflessione proposti ieri agli studenti delle scuole ferraresi durante l’incontro “Buone prassi di contrasto all’omofobia” organizzato alla Sala Estense nell’ambito di Tag Festival. Di omofobia - ha ricordato l’avvocato Luca Morassutto, moderatore del dibattito - si muore: solo a Roma, solo nel 2014, tre ragazzi si sono tolti la vita per essere stati bollati come “froci”. E chi sopravvive «deve fare i conti fin da giovane con un diffuso senso di oppressione».

Un dramma a doppio taglio, ha sottolineato Dario Accolla, giornalista del “Fatto Quotidiano”, che riguarda non solo gay e lesbiche, ma anche chi è ritenuto tale. Come Andrea Spezzacatena, il “ragazzo con i pantaloni rosa” emarginato e discriminato «perché visto come fuori norma, perché vestiva con colori che la cultura dominante non associa al genere maschile. E se si percepisce in modo automatico che essere gay è uno svantaggio, il rifiuto è un modo per “salvarsi”, per mettersi al riparo».

Per questo, è intervenuto il vicesindaco e assessore ai Giovani Massimo Maisto, «anche il bullo va aiutato perché anche lui è una persona che ha paura, e perché è importante capire perché il carnefice si comporta così».

Per rispondere a questi interrogativi è sorta, a Ferrara, l’associazione Uomini Maltrattanti, e sulla stessa linea di educazione culturale va affrontato anche il problema del bullismo omofobo. Ne sono esempio gli incontri nelle scuole tenuti da Promeco e Osservatorio Adolescenti che, insieme alle segnalazioni da parte delle forze dell’ordine, hanno permesso al Comune di constatare che il bullismo è un fenomeno in aumento e che se i bulli sono tutto sommato pochi, sono pochissimi coloro che intervengono a difesa dei più deboli. Quando, al contrario, il contrasto da parte di un “leader” della classe rappresenterebbe uno degli antidoti più potenti al bullismo omofobo. «Segnalare non significa fare la spia», ha ammonito Maisto.

Molti non la pensano così, stando ai dati presentati da Ketty Segatti, dirigente della Regione Friuli Venezia Giulia, tra i promotori di una ricerca trasversale (coinvolgendo scuole, enti e associazioni) sul tema. E dalla quale appunto emerge, tra l’altro, che il 44% dei ragazzi ha assistito a atti di bullismo omofobico, l’11,7% è stato autore di atti di bullismo (più frequenti contro i maschi) e il 27% ha subìto aggressioni verbali. E se il bullismo omofobo si declina anche nella variante legislativo-parlamentare, il Comune di Ferrara da tempo ha preso posizione condannando l’omo e la transfobia. «La realtà è migliore di quella che abbiamo visto in Parlamento - ha concluso Maisto - ma continua a essere peggiore di quella espressa negli appelli».

Alessandra Mura