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camere di commercio

Appello al governo: non svuotatele

Oggi il consiglio dei ministri. Le Rsu: quel testo deve essere riscritto

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«La riforma delle Camere di Commercio che il Governo vuole chiudere in questi giorni estivi, è un danno per le imprese italiane, per i professionisti e per i lavoratori del sistema camerale, che dispongono di professionalità uniche nel sistema della pubblica amministrazione italiana» C’è grande preoccupazione, tra le Rsu degli enti camerali, come sottolineano anche i rappresentanti sindacali ferraresi. «Il Governo vuole ridurle a enti burocratici che non saranno più in grado di offrire servizi moderni alle aziende italiane. Ma la strada di riforma della pubblica amministrazione deve essere lastricata di innovazione, non di riduzione delle Camere di Commercio, dei servizi alle imprese, dei dipendenti». Da qui la richiesta a Governo, Parlamento e forze politiche di modificare subito il decreto di riforma che passerà in Consiglio dei Ministri oggi, «che non crea altro che disservizi al sistema imprenditoriale, e chiediamo di riscriverlo, focalizzando su innovazione, ampliamento di servizi, mantenimento del personale e delle sedi territoriali».

Questi i servizi che, dopo la riforma, non sarebbero più forniti: «certificati d’origine carnet Ata; contributi e finanziamenti alle imprese, per fiere o eventi per il sistema turistico locale o la promozione dei prodotti tipici; sostegno all’internazionalizzazione; supporto alle pmi per l’accesso al credito, tramite servizi di microcredito o sostegno ai consorzi garanzia fidi (confidi); corsi di formazione alla nuova imprenditoria e imprenditoria femminile; organizzazione di convegni e seminari gratuiti su tematiche di interesse per le imprese o i professionisti (novità normative, gestione di impresa, argomenti specifici per ciascun settore economico); supporto alle imprese per l’innovazione e la digitalizzazione; consulenza per la fatturazione elettronica, per deposito marchi e brevetti, di dati e studi sull’economia locale». Le Camere di Commercio, quindi, «non vanno ridotte, nel numero, nelle sedi, nel personale, nelle funzioni, ma vanno invece potenziate, questo è quanto deve passare nel Consiglio dei Ministri di oggi».